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Clandestini, prescrizione, certezza della pena

Cosa ne pensa l'On. Edmondo Cirielli

L’On. Edmondo Cirielli ha risposto ad alcune domande su temi attuali e che occupano i pensieri di molti italiani.

Nei prossimi numeri del giornale Vi proporremo altri punti di vista sugli stessi argomenti.

D - Lo scarso controllo del territorio favorisce la circolazione dei clandestini? Come difendiamo i cittadini dai clandestini?

Ai clandestini fermati, controllati e scoperti viene intimato di tornare al centro di accoglienza ma non vengono espulsi. Manca una normativa che impedisca la presenza dei clandestini sul territorio. Dopo che il milite ha controllato l’immigrato, non succede nulla perché non viene espulso. I governi Monti, Letta e Renzi hanno deciso di far entrare tutti a scorrazzare sul nostro territorio. Queste persone costano: soldi per il loro recupero in mare, soldi per l’assistenza nei centri di accoglienza, soldi per l’assistenza sanitaria. Non sono abituati alle regole perché provengono da Paesi medioevali e quando capiscono che l’autorità locale non è forte fanno quello che gli pare. Molti vivono di delinquenza diretta o per sfruttamento di altri delinquenti. 

1) non dovremmo consentire l’ingresso di clandestini 

2) quando li troviamo dovremmo espellerli subito

3) non dovremmo andare a prenderli 

4) come tutti gli altri Paesi europei dovremmo identificare le persone ed avere un procedimento severo per accertare se effettivamente scappano dalla guerra. Invece le commissioni provinciali hanno avuto disposizioni di dare accoglienza a tutti.

Le navi italiane si sono sostituite agli scafisti perché li vanno a prendere fin sotto costa.

Occorre trasformare in delitto il reato di immigrazione clandestina, prevedere pene più severe con l’immediata espulsione e l’arresto nel caso di rientro nel territorio italiano. La pratica per il riconoscimento del diritto d’asilo si dovrebbe esaurire in poche settimane, come avviene in altri Paesi europei e, sempre come accade in altri Paesi, per i provenienti da alcune nazioni non dovrebbe neppure essere previsto: come per il Marocco, la Tunisia, l’Algeria con cui la Francia, la Germania hanno accordi che consentono l’immediato rimpatrio.

D - Quali sono gli interessi alla base di questa situazione di estrema tolleranza?

Verranno spesi 3-4 miliardi di euro anche nel 2016 tra cooperative di gestione, centri di accoglienza, alberghi, case famiglia: è una manna dal cielo che viene gestita con le procedure dell’emergenza e quindi senza gare d’appalto. Si spende un mare di soldi in una forma di clientela di stato a scapito degli italiani perché si sottraggono, per esempio, all’assistenza sanitaria, tutto in favore degli amici degli amici. Oltre ai costi legati alla criminalità.

Un dato: gli stranieri in Italia non raggiungono il 10% ma il 50% dei reati viene commesso da stranieri. 

D -Quindi tutto ruota quasi esclusivamente intorno all’interesse economico?

Certamente. L’interesse economico è quello prevalente e la vicenda di Roma Capitale è emblematica (“ci auguriamo un anno pieno di immigrati”). E la sinistra è causa di ciò.

L’altro aspetto è, tra virgolette, ideologico

D -Cosa pensa dei tempi di prescrizione dei reati?

In alcuni casi, soprattutto nel processo civile, i ricchi sono avvantaggiati ma la prescrizione vale per tutti. Il problema più grave è che vi è disorganizzazione, vi sono poche risorse e spese male. Inoltre il processo è molto bizantino. Nel processo penale si lavora sempre per le stesse persone. Negli altri Paesi c’è la neutralizzazione della persone che delinque perché chi sbaglia più di una volta non esce più di galera invece da noi anche per reati gravi, come la rapina, dopo poco si esce e prima di essere condannati passano anche 5-6 anni. 

Ci sono tanti reati e tanti nuovi delinquenti, soprattutto stranieri, ma non ci sono le strutture efficienti: carceri, forze dell’ordine, magistratura, cancellerie per contrastare la miriade di reati commessi e non ci sono pene adeguate, né c’è un sistema di rieducazione efficiente. Ci limitiamo a tener in galera i delinquenti per un poco e poi escono, molte volte per sconti di pena, e si ricomincia daccapo. Mancano le leggi ed una cultura di efficienza e di punizione. Una prescrizione breve, ed in teoria giusta, finisce per favorire i delinquenti anche perché magari vi sono magistrati fannulloni. Penso che sia giusto allungare i tempi di prescrizione, ma penso anche che quando il processo supera una certa durata bisognerebbe aprire un’inchiesta e punire i responsabili di questa eccessiva durata.

D -Secondo Lei vi è certezza della pena in Italia?

No. Vi è una serie di benefici penitenziari che non ha creato un percorso di recupero, che ritengo giusto nel rispetto delle vittime, che non c’è, e della sicurezza dello stato, anch’essa assente, ma ha consentito solamente di evitare che in carcere si rimanga per lungo tempo o che ci si entri troppo facilmente. Questo costituisce un’impunità di fatto. Oltretutto l’istituto della liberazione anticipata, esteso in maniera generalizzata, concede lo sconto di pena di 45 giorni ogni sei mesi non per una buona condotta carceraria ma come sconto da supermercato. In pratica si tagliano 3 mesi su 12 di condanna.

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