L'odissea delle pensioni è cosa nota a tutti e sofferta per molti.

Soprattutto per quei tanti connazionali che hanno lavorato duro per una vita intera, sacrificando velleità personali, con sacrifici e rinunce per il benessere della propria famiglia.

E dopo tanta fatica e sacrifici molti hanno trovato la pensione ridimensionata da meccanismi il più delle volte incomprensibili, causati dagli sprechi del passato.

Sprechi la cui responsabilità non è certo dei lavoratori, piuttosto della classe dirigente che ha governato il Paese per decenni, sotto bandiere politiche di colori diversi ma dai risultati disastrosamente simili.

Quella stessa classe politica che è ben capace di agire sul portafoglio altrui, anche se modesto e realizzato con il sudore del lavoro vero ma che, invece, è assolutamente incapace del benché minimo intervento che metta in discussione il portafoglio degli appartenenti alla casta.

Come dire: si guarda la pagliuzza nell'occhio dell'altro e si ignora la trave nel proprio occhio!

E così, tra una consiliatura e l'altra, tra promesse elettorali non mantenute ed affari con personaggi non proprio cristallini, alcuni consiglieri regionali passano a miglior vita lasciando un concreto ricordo ai propri familiari che possono godere della reversibilità della pensione.

Molti dei lavoratori citati prima hanno lavorato tanto di più dei defunti consiglieri ma hanno ottenuto una pensione ben inferiore al più basso assegno riscosso oggi dai parenti dei consiglieri defunti.

Date un nome a tutto ciò e ditemi se è tollerabile. 

Ditemi se una società che legifera anche verso le coppie dello stesso genere, se una società che si preoccupa di dare una casa ed un lavoro a chi proviene da altri Paesi, se una società che prevede sanzioni penali per il maltrattamento degli animali, se una società siffatta può tollerare la sopravvivenza di privilegi che sarebbe riduttivo definire medioevali. A scapito della parte migliore di tale società: quella che lavora sodo senza chiedere nulla.