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Siamo ormai cotti?

La gestione dei nostri soldi

Nella nostra area quanti sono gli edifici che per motivi diversi sono stati abbandonati? sia quelli privati che quelli di proprietà di Enti o Istituzioni.

Molti, forse troppi.

Nel caso di strutture private sono problemi del proprietario che, comunque,  dovrà curarne la manutenzione per evitare eventuali danni a terzi e dovrà anche pagare la relativa tassa sulla proprietà.

Quando, invece, si tratta di edifici del patrimonio pubblico le cose cambiano, e di parecchio.

Una prima considerazione è che per realizzare quella determinata struttura sono stati spesi soldi della collettività, soldi dei cittadini, soldi vostri, nei confronti dei quali l’amministratore della cosa pubblica dovrebbe avere più rispetto di quanto ne abbia per i suoi stessi soldi.

Lasciare che il tempo rovini l’opera è semplicemente “criminale”!

La seconda riflessione è che, prima o poi, quando la struttura sarà in condizioni disperate, il “capointesta” di turno si sentirà autorizzato a demolirla o, peggio ancora, a fare interventi imponenti che evitarne la definitiva rovina. 

Ancora una volta soldi della collettività, soldi dei cittadini, soldi vostri.Un’ulteriore considerazione è che molto spesso si realizzano nuove opere, a volte anche inutili, senza verificare la possibilità di recupero di una struttura esistente ma abbandonata.

Naturalmente, non solo i cittadini pagano per questi sprechi ma, quel che è peggio, spesso sentiamo il “capointesta” di turno ripetere il ritornello “non ci sono soldi” per giustificare la mancata realizzazione di un qualsivoglia minimale intervento a favore della città amministrata.

Non ci sono soldi, ma vengono sprecati per la medesima opera una prima ed anche una seconda volta, in alcuni casi anche una terza!

E veniamo ad Angri.

Qualcuno dell’Amministrazione ha ritenuto che il comune di Angri non possa sopravvivere senza una cucina comunale, forse perché...a stomaco vuoto...!

E allora, tanto per il piacere della conversazione, diamo per scontato che sia veramente necessaria ed economicamente vantaggiosa questa benedetta cucina.

Ma il qualcuno di cui sopra ha deciso anche di spendere ben 131mila euro per trasformare la palestra della scuola “Taverna” di via Nazionale e destinarla al suddetto scopo...mangiatorio. 

Bene, tutti hanno diritto ad un boccone!

Ma...

Molti di voi ricordano che le scuole elementari erano dotate di cucine: che fine hanno fatto? Perché oggi se ne sente la mancanza dopo la loro eliminazione fisica? 

Ammesso che le “esigenze siano mutate” e che “per una questione di costi” convenga avere di nuovo una cucina comunale (il che è poco credibile), perché realizzarla proprio nella struttura di via Nazionale? Perché uccidere una palestra per resuscitare una cucina?

L’area in questione non è certo “il massimo” per vivibilità e servizi e la scuola elementare Taverna vivacchia come può. Eliminiamo anche quel che poteva essere un luogo di aggregazione, di socializzazione, di svago, di crescita educativa, poi, più avanti, toglieremo qualche altra cosa. 

Tanto, è una periferia!

Eppure qualcosa d’altro, solo a volerlo, si sarebbe trovato. Penso alla parte inutilizzata del complesso costruito anni or sono nel quartiere Alfano, anche esso abbandonato per lungo tempo ed ora parzialmente impegnato dai VV.UU.

Penso all’enorme piano seminterrato del nuovo edificio scolastico di via Alighieri. Penso a ciò che resta dell’ex INAM. E certamente tra le proprietà comunali vi saranno altri stabili idonei alla bisogna.

E che sorte ha avuto l’impegno preso dal Sindaco con il programma elettorale dove, al paragrafo Sport, si legge testualmente “Sfruttamento efficiente delle palestre scolastiche in accordo con i dirigenti scolastici”? 

Forse si pensa di realizzare una nuova palestra in località Taverna? O forse si pensa di favorire l’arricchimento di qualcuno mettendo in campo la finanza di progetto? Non sarebbe un bel vedere! dopo le attese create in campagna elettorale da una persona che si è mostrata con il volto del “veramente nuovo” non vorremmo che la nostra città si ritrovasse ancora alle prese con le scorie dell’indimenticato “finalmente si cambia”.

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