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Dall'antichità al Medioevo

Storia di Angri - Parte terza - Dal 1400 al 1800

Ultima parte dell’intervento sulla storia di Angri del Prof. Giovanni Vitolo, Ordinario di Storia Medievale all’Università Federico II di Napoli, che ringraziamo per la disponibilità.
La prima uscita è nel numero di febbraio e la seconda in quello di marzo 2017. 

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Dal Quattrocento all’Ottocento l’andamento della popolazione (di Angri ndr) può essere così schematizzato:

anno  1474  abitanti  1.400

           1532                 2.000

           1545                 2.600

           1561                 2.930

           1595                 3.020

           1609                 2.550

           1648                 2.000

           1669                 1.900

           1696                 1.800

           1732                 2.418

           1754                 3.489

           1796                 5.010

           1861                 9.780

           1871                10.332

           1881                11.193

All’incremento demografico si accompagnò una maggiore disponibilità economica, di cui sono espressione gli investimenti nell’edilizia. Lo testimoniano la facciata della chiesa di S. Giovanni e i tanti esempi di arte catalana forniti da portali e finestre, che fanno di Angri uno dei paesi della Campania più ricchi di testimonianze di questo genere. 

ANGRI E IL SUO CASTELLO NEL ‘600

Nel corso del Cinquecento, come si è visto, la popolazione continuò a crescere, ma agli inizi del Seicento il trend demografico era già chiaramente di segno opposto a causa del ripetersi di carestie ed epidemie. Proprio a quel periodo, e precisamente al 1609, risale la prima descrizione completa di Angri (compreso il castello) ad opera del tavolario (geometra) Virgilio di Marino, incaricato di fare una stima delle entrate che il paese poteva assicurare ai suoi feudatari (i principi Doria, dal 1613 e fino all’abolizione del feudalesimo nel 1806):

In primis lo castiello sito in detta Terra (così era chiamato l’attuale centro storico, che era stato circondato di mura in età angioina n.d.a.) appresso la porta di San Giovanni, nel quale si entra per ponte e si entra in uno cortiglio (cortile) scoverto, a mano destra del quale vi è una torre che al presente serve per carcere, e a mano sinistra vi è un’abitazione commoda, consistente in uno magazino per conservare le vettovaglie, una stalla in piano del cortiglio. Et sopra si saglie in uno appartamento consistente in una sala con una loggia scoverta in testa di detta scala e a mano sinistra vi sono le tre camere e a mano destra di detta sala due altre camere coperte a lamia a canne con fenestre, e porte con serrature gagliarde con due torrioni, per uno delli quali, per una lumaca (scala a chiocciola), si sale alle camere di sopra, e a mano destra di detta sala vi è una porta per la quale se va ad una grada, che ad mano sinistra scende alle stanze di basso, che servono per cucina e dispensa, con lavatoio e puzzo e uno correturo e una cantina cominciata a cavare, e a mano destra se saglie sopra e se trova lo suppigno sopra la sala e tre altre camere. Sopra le tre altre camere di bascio e sopra le due altre camere uno camerone grande, con li camerini alli detti due torrioni, che stanno alli due lati di detta casa, quale casa è tutta coperta de titti alla Genovese, con li fossi attorno alla casa. Quale casa è rinnovata de proximo, sì bene non è ancora perfetta, che ci resta da fare qualche cosa.

Detta terra (Angri) sta nel mezzo dei suoi territori ed è divisa in cinque nomi seu quartieri, lo primo detto Terra, murata circumcirca, e fuori di questa altri quattro quartieri o casali, li quali confinano con le mura di detta Terra a guisa di burghi (li Conciliis, fuori la porta nominata di S. Giovanni, li Giudici, li Ardinghi, li Risi).

Territorio: miglia otto; la maggior parte è arbustato e vitato di uve mangiaverre, greco, latino et altro, dove si fanno vini in gran copia e di molta perfezione, delli quali ne vanno in Napoli, in Roma ed in ogni parte; e l’altra parte di detta terra è paludosa, in confine con detto fiume Dragone (Sarno), dove si dice ad Orta, nelli quali territori si fanno ogni sorta di vettovaglie e verdume, come grani, orgi, legumi, lini rustici e fini, foglie, cepolle ed altre verdume, dalle quali vettovaglie, lini e verdume, all’ordinario ne solano andare fuori di detta terra. Le quali paludi, quando sono piogge grandi, s’inondano tanto vicino a detta terra che, non potendosi facilmente disseccare l’acqua, se fanno morbi nella primavera et principio d’estate, per lo che a detto tempo se cagiona mal’aria in detta terra.

Le case di detta terra sono per la maggior parte tutte terragne, con cortine aperte, et in molte poche di esse ci sono camere sopra con abitazione molte commode eccetto che alcune poche.

In detta terra non son acque correnti né fontane, sì che si servono di puzzi, sorgenti d’acqua molto fangose, il che porta gran danno alla salute delli abitanti né ci si costumano cisterne, eccetto che alcune poche. In detto territorio non vi è comodità né di pietre né di calce, che con l’occasione di fabbricare si vadono a prendere molto distante, con molto dispendio.

In detta terra non vi sono dottori, eccetto un medico approvisionato dall’Università (Comune) de ducati centodiece l’anno e uno mastro di scola forastiero, approvisionato per detta Università de ducati cento l’anno, dove s’insegna leggere et scrivere et grammatica. E ci sono ancora tre procuratori, tre notari, uno speziale con buona spezieria degna di stare in ogni luogo, due barbieri, un ferraro, otto botteghe di sarturi, uno mastrodascia, un buttaro, uno scarparo forastiero, un merciaiolo forastiero che tiene panni e tele, la bucceria (macelleria) fora la porta di San Giovanni, dove si taglia la carne ordinariamente, uno fabricatore, cinque poteche dove si vendono cose commestibili, et alcuni che vivono de industrie et altri tutti bracciali.

In detta terra non ci sono gente molto vecchie a causa di detta aria. Le femine di detta terra si esercitano coll’aco, collo fuso et la maggior parte ne vanno all’opera.

VERSO UNA NUOVA FASE ESPANSIVA

La seconda metà del Seicento fu un periodo di ristagno demografico, dopo il quale la popolazione riprese a crescere, raggiungendo un nuovo equilibrio ottimale tra risorse e numero degli abitanti verso la metà del Settecento, che segna una nuova tappa nello sviluppo urbanistico di Angri.

Innanzitutto in seguito all’aumento della popolazione i casali si espandono sempre di più, fino a congiungersi con il nucleo fortificato di età angioina. Nello stesso tempo la maggiore disponibilità finanziaria della parte agiata della popolazione consente di intraprendere di nuovo tutta una serie di lavori di abbellimento sia delle case private sia delle chiese, oltre che dello stesso castello, il quale viene completamente ristrutturato insieme al giardino ad esso antistante (attuale villa comunale): viene rifatto così l’interno della chiesa di San Giovanni e si costruiscono o si abbelliscono con finestre e portali non pochi palazzi nobiliari.

Ed è in questa favorevole congiuntura economica che nasce ad Angri l’industria tessile, prima con la lavorazione della seta e poi con quella del cotone.

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Nota bibliografica

Una prima versione di questo testo è stata pubblicata nel volume Angri - Territorio di transiti, a cura di M. Bignardi, Napoli, Electa Napoli, 1997, pp. 35-43.

Per un inquadramento storico delle vicende di Angri v. G. GALASSO, Dal Comune medievale all’Unità. Linee di storia meridionale, Bari 1969; M. DEL TREPPO, Il regno aragonese, in Storia del Mezzogiorno, dir. da G. Galasso e R. Romeo, vol. IV (Roma 1986), pp. 89-201; G. VITOLO, La conquista normanna nel contesto economico del Mezzogiorno, in «Rassegna Storica Salernitana», 9(1988), pp. 7-21; G. VITOLO, L’età svevo-angioina, in Storia e civiltà della Campania. Il Medioevo, a cura di G. Pugliese Carratelli, Napoli 1992, pp. 87-136; G. GALASSO, Il Regno di Napoli. I. Il Mezzogiorno angioino-aragonese, Torino, 1992.

Per notizie più specifiche sulla storia di Angri v. M. DE’ SANTI, Memorie delle famiglie nocerine, Napoli 1887-1893; V. PASTORE, Angri dalla preistoria ai nostri giorni, Cava de’ Tirreni, 1980; V. CIMMELLI, Angri e il suo castello nei secoli XVI-XVIII, in Supplemento al n. 7 di Angri ‘80 del 29 settembre 1984, pp. 6-7; A. FALCONE, Campania felice, Campania nucerina e Angri edievale, Cava de’ Tirreni, 1985; C. RAIOLA, L’industria tessile ad Angri nell’Otto-Novecento, in Angri. Territorio di transiti, cit., pp. 53-58.

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