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Inciuci e Paradossi

Il paradosso della situazione politica di oggi

Viviamo in un periodo contrassegnato dal paradosso.

Nella più completa confusione politica, etica ed amministrativa, con un governo non eletto, un parlamento di nominati che al cinquanta per cento hanno cambiato casacca, si ha la sfacciataggine di agitare il problema della governabilità mentre non si riesce a varare uno straccio di legge elettorale. Maggioritario, proporzionale, sbarramento si, sbarramento no e così via un un bailamme totale che dimostra la povertà impressionante di senso di responsabilità della classe dirigente verso la nazione e la palese mancanza di senso dello stato.

in tutto questo nessuno ha mai pensato al riconoscimento giuridico dei partiti o al vincolo di mandato del parlamentare, fondamenti su cui si basa la credibilità della politica e si costruisce la stabilità di un parlamento democratico.

Forse se nel referendum istituzionale bocciato Renzi avesse inserito questi quesiti ci sarebbero stati meno "No". D'altronde che cosa vogliamo pretendere da questi personaggi quando esaminiamo anche in questa sede il comportamento delle quattro maggiori forze politiche?

Il PD lacerato profondamente da scissioni e personalismi ma soprattutto disorientato ed assolutamente altra cosa rispetto alla tradizione di sinistra, appare rivolto verso l'unico interesse elettorale che è quello di sconfiggere i grillini, teso verso un eventuale recupero al centro, magari accordandosi con il nemico di sempre, Berlusconi, a sua volta preoccupato di perdere a destra gli ex alleati leghisti. Nel centrodestra si combatte per la leadership tra un vecchio capo, ancora pimpante ed un nuovo aspirante, Salvini, con sbandamenti programmatici dalla convergenza verso il centro e la tendenza verso una destra radicale.

A complicare il quadro concorre in modo pesante la posizione dei cinquestellati che da iniziale monolitismo si è trasformata in fazioni interne tra chi appare possibilista verso una coalizione con la lega e chi resta fermo nella sua concezione di protesta antisistema.

Comunque è ormai lontano il tempo della novità movimentista ed è sempre più vicino quello del probabile incucio. D'altronde l'incapacità gestionale amministrativa è stata già bollata in quest'ultima tornata mentre vengono fuori le contraddizioni di una estrema povertà ideologica e programmatica.

Alla fine il quadro è completo: i quattro grandi cercano di fagocitare i piccoli che tentano una strenua resistenza per sopravvivere. A cose fatte i piccoli leaders si salveranno scambiando i pochi voti con la presenza in listoni più grandi e ricomincerà il ballo ormai nben conosciuto.

E la governabilità?

Se ne riparlerà in altra occasione.

E il popolo?

Sta bene così.

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