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Quando il bullismo uccide

Siamo tutti responsabili?

Francia

Il diario di una ragazza suicida dopo anni di persecuzioni da parte dei compagni di studi. I genitori hanno denunciato la scuola e pubblicato il suo diario segreto. Greta Sclaunich

“A ora di pranzo mi dico: metà giornata è passata, ne resta solo l’altra metà. Ma poi un altro pensiero rovina tutto: domani si ricomincia”

Scriveva così Emilie nel suo diario segreto.
Viveva a Lille, aveva 17 anni, era la prima della classe e anche la vittima dei compagni, si è suicidata nel dicembre scorso ed è morta il mese dopo.
I suoi genitori hanno trovato il diario, un insieme di file nel suo computer, e hanno deciso di pubblicarlo prima sul quotidiano locale La Voix du Nord e poi su Libération per mostrare “il male che può fare il bullismo a scuola”.

L’incubo quotidiano 

“Mi sento addosso gli sguardi degli altri. Vedo i loro sorrisetti quando mi fissano, sento che guardano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto. Ho sentito qualcuno dirmi barbona”, scriveva Emilie. 

Ogni giorno a scuola era un incubo, soprattutto quando si trattava di attraversare il cortile, “un percorso da combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime”. 

La ricreazione chiusa nella toilette, “il solo angolo della scuola dove ero sicura di poter stare tranquilla”.
I suoi soli compagni, “i libri: i miei tesori, i miei unici amici”.

"Nessun aiuto, nemmeno dai professori che non intervenivano" scriveva "nemmeno quando i compagni la prendevano in giro apertamente durante le lezioni."

Il silenzio della scuola 

I genitori, all’inizio, non si erano accorti di niente.
Il perché lo spiega lei stessa nel diario “Non volevo che sapessero, che provassero pena per me. Non volevo che si preoccupassero. E non volevo che mi aiutassero parlandone con il preside: le cose non avrebbero potuto che peggiorare”.

Quando si è decisa a farlo è andata proprio come temeva: la mamma è andata a parlarne con la scuola e le è stato risposto, racconta lei ora alla Voix du Nord, che “non potevano fare niente, che il bullismo è un fenomeno troppo complicato da fronteggiare”.

La battaglia dei genitori 

Emilie ha cambiato scuola, ma ormai era troppo tardi: depressa, arriva a pesare 42 chili, finisce in ospedale e né le cure mediche né quelle psicologiche riescono ad aiutarla.
Poi, il suicidio nel dicembre scorso e la morte, a gennaio. 

(Nel prossimo numero il diario integrale)

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