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Il referendum costituzionale

Intervista all'On. Edmondo Cirielli (FDI)

Onorevole Cirielli, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale voterà no al referendum costituzionale. Ci spiega perché?

La riforma che ci apprestiamo a votare è una finta riforma. L’ennesima truffa di questo governo che elude i veri problemi dell’Italia e degli italiani: disoccupazione, crisi economica, tassazione alta, immigrazione selvaggia e la sicurezza che ormai va a rotoli. Renzi e il Pd hanno messo in pasto al dibattito politico una riforma che non cambia le carte in tavola, ma che sostanzialmente crea una grande confusione e non abroga il Senato, trasformato in una Camera a elezione di secondo grado. È un pasticcio che non supera perfettamente il bicameralismo, che non riduce i gangli della politica e della burocrazia, che non fa risparmiare nulla alle casse dello Stato. Insomma, un nuovo imbroglio dopo quello delle Province, che non possiamo accettare. Il nostro, però, non è un No a priori. Renzi sta sbagliando tutto e i dati sulla nostra economia lo confermano. Le regole vanno cambiate in maniera intelligente.

Qual è la vostra idea di riforma?

Una vera e grande riforma costituzionale si fa con una larga condivisione politica e non a colpi di maggioranza e voti di fiducia come ha fatto Renzi. Al di là di questo, però, noi abbiamo un’idea molto chiara. Noi vogliamo una riforma che tuteli l’autonomia dei sindaci, che dia le risorse necessarie per assicurare i servizi ai cittadini e dia concretezza ad uno Stato nuovo e snello e non certamente demagogo, com’è nelle intenzioni di Renzi. Vogliamo rinnovare radicalmente il rapporto cittadino-Stato, vogliamo che il capo dell’esecutivo sia direttamente eletto dal popolo, godendo del prestigio e dell’autorità per governare seriamente la Nazione. E abbiamo chiesto ai nostri elettori e simpatizzanti, attraverso il primo “referendum propositivo” nella storia d’Italia, svoltosi in cento piazze, di dirci il loro parere su temi centrali per il governo nazionale. Dalla sovranità nazionale nel rapporto con l’Europa al contrasto all’integralismo islamico, oltre ad un giudizio sulla riforma costituzionale. Un’occasione importante per ascoltare il nostro popolo e capire i temi e cosa si aspettano da noi anche per l’unità e la rifondazione del centrodestra, che deve ripartire dalla partecipazione, dalle idee e dai contenuti.

Nelle scorse settimane lei ha attaccato Confindustria schierata per il Sì.

Penso che il mondo delle imprese si divide in due categorie: le imprese che producono e le imprese che fanno politica. I vertici di Confindustria sono allineati al governo perché sperano, tramite il circuito del potere finanziario che sostiene questa riforma ed è spinto dal livello internazionale, di averne un tornaconto che però non favorisce l’economia italiana e le imprese. Credo che mai come questa volta i vertici dell’associazione degli industriali siano completamente lontani dagli interessi del Paese e soprattutto dal loro tessuto produttivo. 

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