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Aria pulita? No, grazie

Accordo al ribasso alla Conferenza Internazionale sul Clima

Il 12 dicembre 2015 si è conclusa a Parigi la conferenza internazionale sul clima. Dopo 12 giorni di riunioni si è giunti ad un accordo sul riscaldamento del pianeta. Accordo “al ribasso” in quanto esso prevede di diminuire nei prossimi 30 anni il riscaldamento del pianeta di 1,5 gradi invece del limite minimo prefissato dei due gradi;  limite del tutto insufficiente a garantire una riduzione dell’ inquinamento essendo previsto dagli esperti, nel periodo dato, l’aumento di per sé di un grado della temperatura del pianeta. Certamente come ha scritto George Monbiot su “Teh Guardian” “rispetto a quello che avrebbe potuto essere, è un miracolo. Rispetto a quello che avrebbe dovuto essere, è un disastro”. Più che un patto impegnativo, infatti, sembra essere più una “finzione”, una “lettera di intenti senza seguito”,senza controlli e senza sanzioni per chi non rispetta gli accordi presi. Tutto è fondato sulla volontà dei 150 paesi riunitisi a Parigi di abbattere le emissioni dei gas clima-alteranti,soprattutto anidride carbonica, riducendo drasticamente l’uso dei combustibili fossili. Sono solo parole! E’ chiaro a tutti che gli obbiettivi dichiarati mal si conciliano con le politiche governative di sviluppo della produzione industriale e di incentivi alla ricerca di nuovi giacimenti di petrolio. Una indagine europea ha accertato che il 39% dell’inquinamento deriva dal traffico mentre l’industria contribuisce con un 15%; eppure non passa giorno che non venga presentato al mercato un nuovo modello di automobile tradizionale o vengano celebrati nuovi generalizzati incentivi alla produzione industriale,senza alcuna attenzione alla selettività ed alla premialità per chi effettivamente si induca al risparmio energetico.

La stessa Italia che è sembrata porsi all’avanguardia per la rapida ed incisiva soluzione del problema nulla di concreto ha fatto, anzi di recente ha autorizzato nuove trivellazioni in Basilicata alla ricerca di nuovi giacimenti di petrolio.  E non è un caso che a Milano, Torino, Roma assistiamo in questi giorni all'aumento di polveri sottili, con aria irrespirabile e con le relative misure di restrizione della circolazione delle auto, dei gradi di riscaldamento ed ad altre privazioni. Sarebbe stato meglio pensarci prima per non dolersi dopo.

Ed i paesi emergenti? Avranno diritto anch’essi a far crescere il prodotto interno lordo e ad elevare il tenore di vita dei propri cittadini? Come? Senza petrolio e senza carbone?

Allora forse il problema deve essere affrontato in modo diverso! Dobbiamo convincerci che è necessario rovesciare completamente il modello di sviluppo che ci siamo creati e che si è dimostrato solo apparentemente vantaggioso ma in realtà con costi ambientali e umani insostenibili. Dobbiamo forse cominciare a ragionare di “decrescita felice”? Siamo pronti a ridimensionare il potere dell’industria e della finanza? Conoscete un qualche governo del mondo che intende andare in tale direzione? Eppure potremmo cominciare da domani a recuperare il lavoro della terra, a consumare prodotti a chilometri zero col rispetto della stagionalità, a camminare a piedi riducendo l’utilizzo delle auto,a ridurre i gradi di riscaldamento delle abitazioni…
E’ un sogno?
Penso proprio di si. Ma sognare non costa niente e,soprattutto, non inquina.

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