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La ricerca della felicità

Gli uomini vivono in una condizione di infelicità perenne

Nel mondo coevo, gli uomini sono costretti , dalla farraginosa e confusa società contemporanea in cui sono incatenati, a vivere in una condizione di infelicità perenne. Tale drammatica situazione è dovuta dalla totale assenza di libertà. Sia la Costituzione Italiana che la Carta dei diritti fondamentali dell' Unione Europea, assicurano un eguale trattamento a tutti gli uomini e conseguente libertà, qualsiasi sia il loro orientamento politico, sessuale, religioso o etnico. Naturalmente, noi siamo testimoni oculari di come i vari capi di stato battagliano quotidianamente con tenacia e zelo al fine di realizzare ciò ed elargire ai vari individui  il dono della libertà. Nonostante ciò, l'impegno profuso dalle strutture politiche, si frantuma contro l'apatia e l'insensibilità umana, come un'onda si infrange su uno scoglio. La libertà è un elemento imprescendibile per il raggiungimento della felicità. Scusate il modo laconico ma la verità è semplice e breve. - Per molti, libertà è la facolta di scegliere le proprie schiavitù. Così citava Gustav Le Bon nel suo capolavoro " La filosofia delle masse " ( da cui attinsero Benito Mussolini e Adolf Hitler per la propaganda politica fascista e nazionalsocialista ): forse proprio questo eterno stadio di schiavitù è un pernicioso processo di arretramento sociale e conseguente allontanamento dalla felicità. Interessante è l'analisi proposta dal filosofo polacco Zygmunt Bauman, il quale afferma che una vita felice è un'opera d'arte. Effettivamente una vita adagiata su una rassicurante condizione di felicità, può considerarsi un'opera d'arte, però... ci sono varie interpretazione di arte: è arte il " Cristo morto " del Mantegna; è arte l' " Attesa" di Lucio Fontana; sono arte i colori brillanti e l' arcobaleno del Morning Glory Pool dello Yellowstone National Park degli Stati Uniti d' America; è arte fare l'amore; è arte una " pennellata " alla Del Piero. L'arte è difficile da capire, è un ubertoso terreno di interrogativi, è un complicato codice da decifrare, proprio come la ricerca della felicità. Divertente, invece, un articolo di Tommaso Pellizzari, pubblicato sul " Corriere della sera ", in cui il giornalista veronese diramava dati e statistiche su un calo della felicità tra gli individui. Il risultato finale di questi dati ha portato a una preoccupante conclusione: gli uomini hanno smarrito la felicità, sono oppressi e tartassati dai loro incarichi e dimenticano di sorridere ed essere felici. Il mondo è diventato un freddo ammasso di mogi e abbattuti individui: è tremendamente sconfortante passeggiare tra le strade in mezzo a tanti " zombi accidiosi " con facce di gesso. Probabile causa di tutto ciò è forse il fenomeno economico-sociale del consumismo: l'identificazione, vera o presunta, della felicità personale con l'acquisto, il possesso e il consumo continuo di beni materiali. L'uomo ha dimenticato cosa realmente possa renderlo appagato e felice, cercando di soddisfare questo vuoto con tutto: birra, psicofarmaci, musica house, facebook, chat erotiche, calcio, scommesse ippiche, whisky irlandese, jogging, smartphone di ultima generazione... con tutto ciò che trova. - La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha. ( Oscar Wilde ). Sciaguratamente l'uomo non intende che sta distruggendo la sua vita, ha dimenticato il vero valore dell'esistenza, ha obliato di utilizzare il cuore ed è continuamente alla ricerca della felicità, senza rendersi conto che è proprio affianco a lui, è a sua portata di mano, ma forse è passato ormai tanto tempo dall'ultima volta che è stato felice, che ora ha paura di raggiungere questo mellifluo dono.  

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