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Referendum Costituzionale

Le acrobazie dei politici in vista del 4 dicembre

Si avvicina il giorno in cui saremo chiamati, per la prima volta dopo tanti anni, ad esprimerci sul referendum di tipo costituzionale e non di tipo consultivo come quelli a cui siamo stati chiamati negli ultimi decenni quando spesso i vari governi hanno letteralmente disatteso la volontà maggioritaria del popolo italiano. Non curandosi del risultato referendario e quindi non adottando norme legislative in merito. Questa volta è diverso, almeno c’è lo auguriamo. Il governo centrale non dovrebbe scegliere se legiferare o meno adducendo chi sa quali strane e fantasiose motivazioni perché la scelta degli italiani secondo la carta costituzionale vigente ha immediato applicazione legale. Nonostante l’importanza, la delicatezza e l’unicità di questo appuntamento elettorale, i partiti, i gruppi e i movimenti politici si stanno affannando per cercare di orientare la volontà e di conseguenza il risultato del referendum del 4 dicembre p.v. verso scelte non pienamente consapevoli poiché  a sentire i sostenitori del si e i sostenitori del no sembrano entrambi esprimono concetti e motivazioni valide e di buon senso civico. Ma se guardiamo al di la dei confronti e dei dibattiti che di giorno in giorno aumentano sempre di più, ci rediamo facilmente conto che alla base delle loro motivazioni ci sono interessi occulti a chi non si interessa di politica e non è inserito nei meandri della vita amministrativa pubblica.

Ognuno ha i suoi interessi.

Il tutto diventa chiaro, palese ed evidente se ammiriamo (si fa per dire) i salti mortali dei maggiori rappresentanti politici italiani, che si esibiscono in acrobazie che non si vedono nemmeno al festival internazionale del circo. Le loro scelte cambiano non di giorno in giorno ma di ora in ora. Il politico è l’uomo di oggi, non del domani e nemmeno del dopo domani. Sono pronti a cambiare le loro scelte e le loro idee continuamente e questo rappresenta il cancro della politica perché rende impossibile amministrare con una visione di lungo periodo, tesa ad emanare leggi capaci di dare stabilità in tutti i settori e consentire ai cittadini di programmare la propria vita e il proprio lavoro senza la paura dell’incertezza e della precarietà. A proposito del NO chi lo sostiene si rifà a motivi morali, dicono che la Costituzione non si tocca, il senato va mantenuto per garantire la democrazia e chi ne ha più ne metta. Eppure molti di coloro che sono schierati per il NO fino a poco tempo fa volevano gli stessi mutamenti che oggi rifiutano. Nella storia della nostra repubblica tutti avevano capito che la Costituzione si doveva cambiare, non nei principi fondamentali e nei diritti dei cittadini, che la riforma non ha toccato, ma nel funzionamento di quelle istituzioni che fanno le leggi e le applicano. Il bipolarismo partitico ha ostacolato la formazione di governi stabili, quindi occorreva cambiarlo. Molti politici di rilievo nazionale chiedevano queste modifiche. Tra essi spiccano i nomi di Dossetti, Berlinguer, Rodotà nel 1985 firmò una proposta di legge per abolire il senato che ora difende a spada tratta. Lo stesso Silvio Berlusconi, quando scese in campo, propose l’abolizione del senato e il rafforzamento dei poteri del Premier. Ma l’elezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica Italiana gli ha fatto cambiare idea e si è schierato per il NO. Sono numerosissimi i politici che un tempo erano per il SI e per il riformismo, mentre ora si sono schierati per il NO contro Renzi. Anche Schifani e Quagliariello fino a sei mesi fa erano strenui sostenitori delle riforme costituzionali (SI), ora invece le definiscono distruttive (NO). In realtà a loro la vera finalità del referendum non interessa affatto. Meglio è se noi prima di esprimere il nostro voto ci documentassimo dovutamente, magari partecipando a incontri di studio collettivi, dove apprendere la vera consistenza e gli effetti che deriveranno dalle riforme se applicate così come ci vengono proposte senza lasciarsi plaggiare da questo o quel partito.

Il mio consiglio?

Non ascoltate le trasmissioni televisive che in questo periodo si susseguono incessantemente, non leggete le interviste di turno, non limitatevi al quesito riportato sulla scheda elettorale. Ma studiate le proposte di riforme e gli articoli che si modificheranno se vince il SI.

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