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Olimpiadi: perché non in cinque città?

Se Roma rinuncia, può non farlo l'Italia

Caro direttore, l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis è intervenuto nel dibattito in corso sui costi diventati ormai insostenibili per l’organizzazione delle Olimpiadi (Cinque città per salvare i cinque cerchi; La Repubblica, 16/9/2016) ed ha sostenuto che se il Comune di Roma intende ritirare la propria candidatura all’organizzazione delle Olimpiadi del 2024 e dall'altro lato Palazzo Chigi cerca uno spazio per dire la sua ecco una strada possibile: l'Italia lanci, in armonia con l'"Agenda 2020", la proposta di Olimpiadi "distribuite" tra più Paesi, a cominciare dalla Grecia, in cui anziché costruire dispendiose infrastrutture destinate al degrado si utilizzi al meglio l'esistente.

Non capisco perché il professor Settis non ha fatto la proposta che mi sembra più sensata per le Olimpiadi del 2024.
Perché non ha  proposto l’organizzazione di quell’edizione delle Olimpiadi solo in Italia distribuendola in più città, ad esempio nelle cinque città più popolose (Roma, Milano, Torino, Napoli e Firenze)? Credo che il Coni potrebbe fare propria questa proposta perché nelle suddette città (utilizzate contemporaneamente) ci dovrebbero essere già le strutture necessarie per accogliere le Olimpiadi e che non ci sia quindi bisogno di crearne di nuove che comporterebbero problemi economici ed ambientali. E in ogni caso, una volta assegnata all’Italia l’edizione 2024 dell’Olimpiade, il Comitato Olimpico internazionale potrebbe verificare le strutture esistenti nelle suddette città e procedere, eventualmente, alla richiesta di sostituire una città con un’altra con strutture più adeguate.

Cordiali saluti

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