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Il territorio di Angri nell'antichità

Storia della cittadina dell'agro - Parte prima

Come centro urbanizzato, Angri sorge solo in età relativamente molto tarda. I1 nome di Angri ancora non compare, infatti, negli "Itinerari" che menzionano i principali punti di sosta lungo le strade dell’impero, i cui prototipi risalgono ad età romana tardo-imperiale, né è ricordato da Procopio di Cesarea, storiografo dell'età di Giustiniano, quando narra dello scontro finale tra Teia e Narsete. Nonostante esso sia avvenuto nel 553 proprio ne1 suo territorio o comunque almeno molto vicino ad esso, i riferimenti geografici dati da Procopio per la battaglia (De bello Gothico IV 34-35) sono solamente il fiume Sarno, la non lontana Nocera e il mons Lactarius, dove si rifugiarono i Goti in rotta dopo l'uccisione del loro re per sottrarsi alla furia del nemico.

Per trovar traccia nelle fonti del toponimo Angri bisogna invece risalire a1 IX secolo, quando soprattutto documenti notarili del Codice Diplomatico Cavese fanno ad esso riferimento piuttosto come sito geografico (in loco qui dicitur Angre) che non come entità già urbana, anche se essi menzionano esplicitamente persone abitanti nella zona.

Il nome Angri, del resto, deriverebbe dalla voce del latino tardo angra, connessa al concetto di acqua appantanata, e tali caratteristiche morfologiche de1territorio possono certo non aver favorito la nascita di un vero e proprio centro urbano in età antica. Il fenomeno ricorrente dell'affioramento della falda acquifera, risolto solo con la bonifica avvenuta in epoca recentissima, aveva formato infatti nella zona numerosi acquitrini, registrati sia nei numerosi microtoponimi ivi ancora esistenti, quali Paluda, Padula, Paludicella ecc., sia nei rogiti cavesi che ricordano spesso paludi come confine di appezzamenti di terreno siti ad Angri, sì che si possa ritenere che tale fenomeno abbia caratterizzato già in antico il territorio, dando così origine allo stesso toponimo.

Tutto ciò non deve autorizzarci però a concludere che prima dell'età medievale non fossero esistiti insediamenti abitativi su tale territorio. Le importanti acquisizioni archeologiche, sopravvenute soprattutto in tempi recenti, hanno mostrato infatti appunto il contrario e, almeno per quanto riguarda1'età romana, diviene lecito parlare di insediamento di tipo paganico, costituito cioè da un addensarsi di vari cascinali e appezzamenti poderali.

Esso ebbe a suo punto di riferimento principale i1sistema di collegamento stradale tra Nocera, città egemone del1a Campania meridionale per tutta l'età antica, e le vicine città di Pompei e di Stabia, secondo direttrici che si sono conservate praticamente immutate fino ai giorni nostri rispettivamente nella Statale 18 e nel1a Provinciale per Stabia. Su tali vie si appoggiò inoltre in successione i1 sistema di centuriazione agraria che dové essere probabilmente alla base del popolamento più consistente avutosi nel sito in età romana. Tali centuriazioni, ancora riconoscibili sin quasi sotto le porte della stessa Nuceria, vanno collegate all'invio di coloni in quella città e dirimono quindi ogni dubbio circa la pertinenza del territorio di Angri all'agro nocerino inetà antica.

Ancora in qualche modo legato a tali strade fu probabilmente lo svilupparsi dell'abitato, destinato poi ad avere in età angioina piena consistenza urbana, ponendosi esso al centro del due originari nuclei costitutivi altomedievali di maggior addensamento, identificati nelle carte cavesi come Casamabile e Cancellata, e corrispondenti rispettivamente a grandi linee ad Ardinghi-Badia e Pozzo dei Goti. Tali nuclei sorsero verosimilmente appunto lungo una strada trasversale di congiunzione tra la Nuceria-Pompeios e la Nuceria-Stabias, che si doveva dipartire dalla prima all'altezza del quarto miglio da Nocera, ossia in località Quarto, per raggiungere la seconda circa all'altezza della Certosa di S. Giacomo. Tale anomala direttrice, se pur esistente prima, si consolidò in importanza solo in età tardo antica, quando, radicalmente modificatosi l’assetto territoriale con l'eruzione vesuviana del 79 d.C. e la completa distruzione di Pompei, anche la strada un tempo ad essa rivolta piegò in direzione di Stabia, che era riuscita invece a risorgere e rifiorire in età tardo-antica. A tale conclusione si arriva osservando che anche la strada Nuceria-Pompeios, più volte rinvenuta archeologicamente e documentata pure in carte medievali riferite al borgo di Barbazzano, odierna via Barbazzano di Pagani, sulla direttrice antica della S.S. 18, è definita via per Stabia in un'altra carta cavese pertinente a Tostazzo, località posta a Nocera ai piedi del Castello del Parco, sulla stessa direttrice. Di tale strada trasversale, su cui appunto si strutturò l'abitato di Angri, esistono anche spie archeologiche in rinvenimenti, soprattutto di età tardo-antica, effettuati alla Madonna delle Grazie e alla Vasca, in prossimità del campo sportivo. Lo scavo effettuato da Marisa de’ Spagnolis nel marzo 1990 di una villa rustica di circa 1500 mq durante lo sbancamento effettuato per l’edificazione dell’edificio scolastico nell’area della 167  ha mostrato che essa, edificata nel I sec. a. C., in funzione anche di produzione vinicola, fu ricoperta dall’eruzione del 79 d. C. e successivamente completamente riscavata ed utilizzata dal II sec. d. C. fino ad età tardo-antica, anche se non più in tale attività produttiva, fino ad ospitare anche sepolture.

Ed è proprio lungo tale tracciato, a metà strada tra Cancellata e Casamabile, che sorgerà poi l'abitato angioino, razionalmente strutturato e fortificato, che è alla base della vera e propria città moderna.

Prima dell'eruzione vesuviana del 79 d. C., tuttavia, la documentazione archeologica finora raccolta si concentra soprattutto lungo e in prossimità dell’asse stradale tra Nocera e Stabia. La strada romana, praticamente ricalcata dall'odierna provinciale Nocera-Stabia, è comparsa a più riprese in scavi effettuati lungo tale direttrice. Il tracciato, antichissimo, doveva essere in uso sin dall'età più remota. La documentazione archeologica ha potuto mostrare già dall'età protostorica e poi soprattutto in quella arcaica un legame strettissimo tra penisola sorrentina ed entroterra nocerino avvenuto appunto lungo questa dorsale di transito.

Va però anche tenuto presente che è solo fenomeno degli ultimissimi anni la più generale presa di coscienza dell’importanza per una stessa comunità di conservare e tramandare le vestigia del proprio passato, che si è abbinata ad una più attenta politica di controllo del territorio da parte delle istituzioni preposte. Di molti ritrovamenti, così, non esiste notizia alcuna ed appare pertanto benemerita l'opera svolta alcuni anni or sono dal reverendo Vincenzo Pastore, che, avvalendosi della fiducia che sulla gente ispirava il suo abito talare e la sua missione di storico locale, riuscì a raccogliere numerose confidenze su rinvenimenti dei quali altrimenti si sarebbe persa ogni notizia.

Di fatto, dei  tantissimi rinvenimenti tombali di cui si ha notizia, non si conservano (o non sono accessibili ai canali ufficiali) elementi del corredo. Anche per i ruderi di fattorie, ville ed altri edifici, emersi invarie circostanze, quando pure si è avuta notizia ufficiale, non si sono mai create le condizioni per uno scavo intensivo che poi ne consentisse la  pubblica fruizione.

Piuttosto che procedere quindi ad una mera elencazione dei rinvenimenti effettuati, d’altronde già in altre sedi fatta da me stesso e da Elisa Esposito, oltre che dal già citato canonico Pastore, conviene concentrare la nostra attenzione sui reperti che, un tempo conservati a Palazzo Doria, vennero poi affidati nel 1965 al Museo dell’ Agro Nocerino al momento della sua costituzione.

Tra questi si segnalano quelli rinvenuti in alcune tombe scavate agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso nel Cimitero di Angri al di sotto del terreno coltivato del 79 d. C. Esse costituiscono la più antica testimonianza archeologica proveniente da Angri, non conservandosi né i materiali di età preistorica e protostorica, di cui compare talora qualche accenno nelle notizie di Pastore, né quelli di età arcaica o classica, di cui lo stesso parla ripetutamente indicandoli come cospicui.

La situazione più generale delle risultanze archeologiche nella valle del Sarno, tuttavia, è tale da non lasciarci e sorpresi se tombe a fossa della prima età de1 ferro e dell'orientalizzante o buccheri di età arcaica, ad esempio, fossero stati effettivamente recuperati nel territorio angrese. Sarebbero essi, anzi, semplice ulteriore conferma di fenomeni ben noti riguardanti l'assetto culturale delle genti che popolarono la Campania meridionale ai primordi del periodo storico. 

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