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Il territorio di Angri nell'antichità

Storia della cittadina dell'Agro - Parte terza

Pure all’altezza dell’ incrocio tra via Adriana e via Murelle durante lavori per la sistemazione della rete fognaria cittadina si rinvenne quello che è a tutt'oggi il più cospicuo ed importante dei reperti archeologici angresi, ossia una colonna miliariain pietra di Tivoli, quella del V miglio da Nocera, che l’imperatore Adriano, nell'anno compreso tra il 10 dicembre del 120 d.C. e il 9 dicembre del 121, fece apporre lungo la strada che da Nocera menava a Stabia e al capo Ateneo (Punta Campanella), da lui fatta ripristinare dopo l'abbandono derivato dall'eruzione vesuviana, che ne aveva del tutto sommerso l'antico tracciato, che venne quindi disseppellito.

Essa, che è alta cm 135 e ha una circonferenza di cm.158, fu trovata fratta nella parte posteriore e, anteriormente, sul margine superiore destro e alla base, che è di poco rigonfiata. Una rifilatura nella parte inferiore mostra che in un'età non precisabile venne riutilizzata, inserita in un sostegno che ne rendeva non visibili le ultime due righe del testo. Questo, inciso all'interno di una cornice a duplice modanatura recita:

IMP(erator) CAESAR
DIVI TRAIANI
PARTHICI F(ilius)
DIVI NERVAE N(epos)
TRAIANUS
HADRIANUS
AUG(ustus), PONT(ifex) MA[X(imus)], TR(ibunicia)
POT(estate) V, CO(n)S(ul) III [fe]CIT

(Opera realizzata dall'imperatore Cesare Augusto Traiano Adriano, figlio del divino Traiano Partico e nipote del divino Nerva, pontefice massimo e console per la terza volta, nell'anno del suo quinto potere tribunicio).

Il miliario, rinvenuto ad una distanza di circa 7,3 km dalla cortina muraria occidentale dell'antica Nocera, doveva segnare appunto il quinto miglio da quella città (corrispondente a circa 7,4 km) della via in direzione di Stabia e del promontorio di Minerva (odierna punta Campanella).Un altro miliario identico al nostro, con in più l'indicazione di XI miglia, venne rinvenuto nel 1879 a Castellammare in prossimità della Cattedrale. Essi si riferiscono alla rimessa in pristino in età adrianea della strada di collegamento tra Nocera e la costa lungo le primissime pendici dei monti Lattari, dopo il suo seppellimento avvenuto in seguito all'eruzione vesuviana del 79 d.C., cioè ad oltre 40 anni dall'evento.

Tali miliarisono una precisa testimonianza del come la vita abbia continuato il suo corso, dopo l'immane catastrofe vesuviana che ammutolì per sempre Pompei ed Ercolano, nella parte più meridionale del1a valle del Sarno, dove vennero nuovamente allacciati i collegamenti tra i due centri più importanti rimasti sul territorio, Nocera e Stabia, lungo i quali, progressivamente, sorsero di nuovo insediamenti rurali, fattorie, veri e propri addensamenti abitativi, che saranno a1la base, secoli dopo, come si è detto, de1 nucleo costitutivo di Angri. 

Del1a fase posteriore all'eruzione vesuviana sono ormai cospicui i rinvenimenti archeologici effettuati in diversi punti del moderno abitato, dove soprattutto gli "enchitrismi", ossia 1e tombe all'interno di anfore, tipiche de11'età tardo-antica e falsamente ritenute da Pastore di età protostorica, danno una netta percezione de1 ripopolamento del territorio. Sono soprattutto i rinvenimenti degli ultimi anni, effettuati con attento controllo stratigrafico da Marisa de’ Spagnolis, che forniscono indubbi elementi interpretativi anche per questa età, che viene in manieracospicua oltre che certa, ad integrare la nostra documentazione archeologica su Angri.

Alla stessa si deve peraltro anche una serie fitta di rinvenimenti antecedenti l’eruzione del 79 d. C. lungo la direttrice Nuceria-Pompeios, quali la villa rustica in località Pontoni I, scavata nel maggio 1992 e risalente al I sec. a. C., ma pure riutilizzata a quota superiore posteriormente all’eruzione del 79 d. C., o quella in località Palmentella, abbandonata ancor prima che venisse ricoperta dall’eruzione, o quella in località Bagni, pure fornita di aia e ambiente per la pigiatura delle uve e conservazione del mosto (torcularium). La stessa via di età romana, poi, è stata direttamente messa a vista per lunghi tratti da Pagani a Bagni leggermente più a Sud dell’attuale SS 18, fiancheggiata da un canale largo 4,5 m e profondo circa 2 che aveva il chiaro scopo di salvaguardarla durante le frequenti alluvioni, al contempo fornendo un sistema di irregimentazione alle acque faldiche affioranti della zona.

In definitiva è possibile riconoscere sul territorio di Angri, in età romana, uno stanziamento di proprietà coloniali dedite alla coltivazione del suolo e soprattutto alla produzione vitivinicola e cerealicola, insediato lungo direttrici frequentate di transito, nell’ambito del territorio della città egemone della Campania meridionale, NuceriaAlfaterna, nel quale si inseriva verosimilmente con la valenza di un pagus.

Bibliografia

Sui rinvenimenti archeologici di Angri testo basilare è quello di V. PASTORE, Angri dalla preistoria ai nostri giorni, l, Cava de' 'Tirreni 1980, particolarmente pp. 37-63, al quale vanno affiancati i lavori di A. VARONE, Un miliario del Museo dell'Agro Nocerino e la via da Nocera al porto di Stabia (e al capo Ateneo), in  “Apollo", V 1965-1984, pp. 59-85 e di E. Esposito, Indagini archeologiche in agro nocerino: un bilancio, in «Rassegna Storica Salernitana», n.s., 4, dicembre 1985, pp. 225-243, che utilizzano anche i dati presenti negli Archivi delle Soprintendenze Archeologiche di Salerno e di Pompei. Il lavoro dell'Esposito, inoltre, offre buone integrazioni e precisazioni, a riguardo della centurazione del territorio nocerino, a F. CASTAGNOLI,Tracce di centuriazione nei territori di Nocera, Pompei,Nola, Alife, Aquino, Spello, in «Rendiconti dell'Accademia dei Lincei». 8a. XI 1956, p 373s. con tavv. I-II. Della stessa si vedano pure L'agerNucerinus:notestoriche e topografiche in «Rendicontidell'Accademia Napoletana», LIX 1984, pp.222-226 e  La valle del Sarno; uso del territorio e viabilità, in A. PECORARO, NuceriaAlfaterna e il suo territorio. Dalle origini all'età longobarda, I, Nocera 1994. Pp. 111-120. Arinvenimenti preistorici effettuati adAngri accennò G. NICOLUCCI, in «Bollettino Paletnologico Italiano» XXXV 1910, p. 208, che nel catalogo della suacollezione (G. NICOLUCCI,Catalogo della Collezione di oggetti preistorici dell'età della Pietra,Napoli 1877, p. 12)annoverava "una freccia e sei coltelli" da Angri. Di alcuni rinvenimenti di etàellenistica e romana diede notizia E.LEZZA,Il sottosuolo di Angri, in «Rassegna Tecnica A.N.I.A.I», X, ottobre 1955,pp. 3-6. Il miliario è stato edito da A.VARONE, Un miliario..,, cit. Le stele diGemelus e quella di via Satriano sonostate illustrate da A. VARONE, Stele funerarie del Museo dell'Agro Nocerino, in«Rivista di Studi Pompeiani», III 1989,pp 3-28.

Sul nome di Angri cfr. Dizionario Etimologico Italiano (ALESSIO-BATTISTI) s.v. angra ed A. GENTILE, Termini geomorfici dal latino al romanzo, Napoli 1967, p. 18, s.v.Angri.  Propende inveceper una derivazione del nome dal popolo degli Angrivari o Angri R. DEL PEZZOCOSTABILE,È Angri un toponimo germanico?, in «Ann. Ist. Orientale di Napoli Filol. Germanica», XXII1979,pp 333-340.

Sulla disamina specifica dell'assetto delterritorio nocerino in età altomedievalee sulla formazione dell'abitato di Angricfr A. VARONE, Un miliario… , art. cit.,eIDEM,Assetto etoponomastica di Nuceria in età longobarda, in A.PECORARO(cur.). NuceriaAlfaterna e il suo territorio. . . , cit.,II. Pp. 51-77.

Per il Museo dell'Agro Nocerino, dove siconservano i reperti angresi, cfr. A. VARONE, in A. LEONE, G. VITOLO (curr), Guida alla storia di Salerno e della sua provincia, III, Salerno 1982, pp. 825-829;IDEM,Il Museo dell'Agro Nocerinonelconvento di S. Antonio in Nocera lnferiore, Salerno 1983, con bibliografiaprecedente.

Il presente lavoro ricalca l’omonimo mio scritto edito in M BIGNARDI (cur.), Angri. Territorio di transiti, Electa, Napoli 1997, pp. 15-23. Nello stesso volume lo scritto di M. DE’ SPAGNOLIS CONTICELLO, Nuovi rinvenimenti nel territorio di Angri, pp. 25-34 offre la sintetica analisi dei rinvenimentiarcheologici effettuatisi a partire dal 1988. Della stessa si veda inoltre Il ponsSarni di Scafati e la via Nuceria-Pompeios, Roma 1994.

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