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Elogio della follia

Favole per i Ragazzi del '68

Stavolta sembrava la volta buona, l’appuntamento era stato fissato e forse finalmente era venuto il momento di coronare il sogno di una vita. I primi tentativi erano stati fatti con soggetti che dichiaravano di avere contatti con l’aldilà, di poter evocare lo spirito dei defunti, di poterli interrogare e di ricevere risposte coerenti con le domande poste; ma la persona richiesta dall’altro mondo non aveva mai ritenuto di rispondere alle insistenti chiamate del ciarlatano di turno. Successivamente si era cercato il contatto utilizzando ogni altro mezzo: dagli esorcisti cattolici agli sciamani del Borneo alle macumbere brasiliane; ma nonostante l’enorme quantità di stupefacenti sostanze da costoro assunte durante le cerimonie, nessun segnale era pervenuto dall’altro mondo. Quando ormai si era sul punto di abbandonare totalmente l’idea, improvvisamente era esplosa la notizia: i buchi neri non sono infiniti ma hanno un inizio e una fine. In numerosi articoli di giornali e in ripetute interviste televisive un paio di scienziati stellari avevano provato a spiegare, agli attoniti profani, che si era raggiunta in laboratorio la prova della veridicità delle considerazioni di meccanica quantistica di  Stephen Hawking, il quale aveva teorizzato che i buchi neri non erano del tutto “neri” o “infiniti” ma erano piuttosto come dei tunnel con un’entrata e un’uscita, una corsia di autostrada praticamente, di collegamento “forse con altre dimensioni che condividono il nostro medesimo tempo con modalità di essere diverse”. Forse questa era la strada ed era un’occasione da non perdere. Si poteva provare a imboccare il tunnel per arrivare dall’altra parte. D’altro canto, le religioni non avevano sempre parlato della morte come del momento di transito a un’altra vita, dell’esistenza di un aldilà fatto di mondi abitati dalle anime che avevano lasciato il corpo terreno? I buddisti, poi, si erano superati col noto esempio del liquido (anima) contenuto nel bicchiere (corpo) che, in ogni caso, permaneva e sopravviveva anche alla completa rottura del contenitore.

Bene! Cercati e ottenuti i numeri giusti per i contatti giusti, offertosi come pioniere volontario, dopo numerosi test al limite della sopravvivenza positivamente superati, il visionario cronista di campagna, desideroso dello scoop che gli avrebbe cambiato la vita, viene ammesso al programma di esperimento per passare dall’altra parte… ma da vivo, in tal modo ancor più deludendo le aspettative dei livorosi concorrenti. Era sostenuto nell’iniziativa, col patto di esclusiva in caso di esito positivo, soltanto dal mega direttore e folle editore del giornaletto locale, prevalentemente distribuito nelle stamberghe e nelle cantine dell’Agro e utilizzato, per lo più, per incartare ortaggi e altri prodotti della terra, ma con l’unico vantaggio di aver notevolmente incrementato, all’uscita di ogni nuovo numero, la vendita di epatoprotettori nelle farmacie a causa dei massicci acquisti da parte dei bersagliati di turno. Organizzato minuziosamente il viaggio, preparate le domande da porre, revisionati telecamera e registratore, predisposta ogni cosa per il buon esito, si era solo in attesa della chiamata. E la chiamata arrivò, << Qui Houston, qui Houston, è pronto per la missione? …Ok. Domani si parte!>> È il momento di svelare al lettore il personaggio antico, e defunto ormai da più di duemila anni, che si aveva intenzione di incontrare ed intervistare per l’attualità dei suoi scritti e delle sue orazioni, e per cercare di ottenere qualche lume sufficiente a squarciare il buio totale che ormai occupava inesorabile la locale realtà politica e sociale. Costui era rimasto noto anche alla modernità per la sua saggezza e per la sua sapienza, al punto da meritare anche un busto in villa comunale, poi rubato e mai sostituito, per le acute analisi della condizione politica che si viveva a Roma intorno alla metà del I secolo a.c. e per la strenua opposizione a squallidi e arroganti politicanti pervasi dall’idea di poter esercitare protervamente il potere, non nell’interesse generale della collettività ma per l’esclusivo tornaconto personale e della ristretta cerchia “degli amici “. Clamorosamente nota a tutti era la locuzione introduttiva del discorso tenuto, sotto la protezione armata dei legionari, al Senato della Repubblica, poche ore dopo essere scampato a un attentato alla sua vita posto in essere appunto per impedirgli di pronunziare l’orazione, ad incipit <<Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?...   Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata protervia?>>. E meno nota è la circostanza che tale attività oratoria servì a sconfiggere Catilina, arrogante politicante di quart’ordine affamato di potere, e a neutralizzare il suo tracotante disegno autoritario dissolvendo la sua congiura per rovesciare la repubblica romana.

Storia di altri tempi e di altri uomini e di altra cultura. Ma si sa la mamma degli imbecilli è sempre incinta e  riteneva il rottamando giornalista d’assalto che, per neutralizzarne gli effetti, oggi più che mai si avvertiva la mancanza di un Marco Tullio Cicerone, moderno ma capace - senza tema di conseguenze o compromessi e utilizzando il noto canone del Rem tene, verba sequentur - con qualche orazione opportunamente declamata nel pubblico consesso, di rimandare a casa l’inetto di turno.

Pensava, infatti, che l’estremo degrado politico, sociale e amministrativo raggiunto dalle comunità odierne governate da scimmiottandi guitti di paese, degni rappresentanti del nulla con sembianze umane, ben poteva paragonarsi a quanto verificatosi a Roma intorno agli anni 50 a.C. e che certamente il più abile analista di quei tempi, capace di attualizzare in programma politico concreto - omogeneamente conformato alle evenienze dell’attualità -  le utopistiche teorie di governo delle società già espresse da Platone secoli addietro, ben potesse fornire una chiave di lettura di quanto accadeva in età moderna e suggerire un qualche rimedio, se esistente, per correggere la rotta. 

Il viaggio fu breve e senza imprevisti, e in pochi minuti quasi senza accorgersene era all’altro mondo. Il luogo dell’appuntamento era il bar in piazza. Aspettato invano un Caronte per esservi condotto, si incamminò, confuso ma speranzoso, sul lungo viale senza fine che aveva davanti, senza incontrare anima viva… pardon morta. C’era, comunque, qualcosa di nuovo nell’aria, anzi d’antico, un’aria d’altro luogo e d’altra vita: un’aria celestina che regga molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni, avrebbe detto il poeta, o almeno tali sembravano quegli oggetti indefiniti che si vedevano leggeri volteggiare nel cielo in lontananza. Osservò per un po’, stupito, fin quando dovette accorgersi che due di queste sagome volanti venivano sempre più avvicinandosi dalla sua parte. Provò ad accendere la telecamera per riprendere tutto, ma benché non desse segni di malfunzionamento, nessuna immagine restava impressionata. In un baleno si trovò di fronte due incredibili personaggi d’altri tempi: l’uno sulla cinquantina, asciutto di corpo e di viso magrissimo, con tanto di corazza, spadone al fianco e lancia in resta, in sella a un macilento cavallo e l’altro, tracagnotto e in carne e senza armi, in soma a un asino. << Ma sì, li ho riconosciuti>> esclamò stupito << sono loro, Don Chisciotte e Sancho Panza, uguali uguali a quelli raffigurati sul libro di quinta elementare>> Non finì di pronunziare la frase che si trovò la punta della lancia alla gola. << Chi siete straniero? Da dove venite? Cosa cercate? Perché vestite in modo così buffo?>>   Non attese risposta e continuò << Inginocchiatevi ed arrendetevi ai grandi della Mancia o la vostra vita è già finita>>. << Eh, signor Chisciotte sono anche io un  hidalgo  - provò a dire - cavaliere errante del nobile Ordine dell’Igiene Mentale, e vengo da un paese ove tale Ordine conta migliaia di seguaci pronti a tutto>>. <<Ordine dell’Igiene Mentale… beh il nome non mi è nuovo. Credo che sia nato ed operi in Italia>>. <<È vero ed è proprio così. Vengo, infatti, da un paese del Sud dell’Italia ove io sono solo un indegno vassallo, ma l’ordine è rappresentato ai massimi livelli, in ogni grado e categoria, e sono qui stato inviato acché, con l’aiuto di personaggi esperti, si possa ovviare a qualche incongruenza >>.

<<Ah, voi siete quello che aveva appuntamento con Cicerone. No, non verrà, non può venire, è impegnato con la crisi di governo.>> <<Peccato, un viaggio inutile>>. <<Ma no! Non potevate capitare meglio. Io sono l’antesignano dell’Ordine dell’Igiene Mentale. Sono pronto a darvi tutti i suggerimenti per la proficua soluzione dei vostri problemi... Esponete, esponete pure…>> <<Beh guardi, non so se è il caso… siamo già abbastanza incasinati così come stiamo, non vorremmo aggiungere altra follia a quella che già siamo costretti a vivere quotidianamente. Mi scusi, sa, ma non è che lei ha trasmesso ai posteri un’immagine di saggezza, di equilibrio, di capacità di leggere la realtà per quella che è, e certamente non di una persona alla quale chiedere consigli in situazioni così delicate >>.  << Beh, non posso darvi torto. Avete ragione, ma siete certo che sia questa la verità? Vi dico e posso garantirvi, per contro, che quanto di me nel mondo raccontato sono tutte frottole, calunnie interessate, innescate da coloro che, non avendone le qualità e le capacità, tendono a ridicolizzare chi avvertono come pericoloso per la loro fragile stabilità mentale perché più intelligentemente capace di pensare e vivere una realtà felice>> <<Ma…>> << Ascoltate in luogo di dire altre castronerie. È evidente che la pensate allo stesso modo dei miei detrattori.>> La punta della lancia si avvicinò di nuovo, pericolosamente, alla sua gola. << Ma io non intendevo… >> <<Tacete alla buon’ora. Avete mai provato a pensare che quella che voi chiamate Follia è l’unica modalità di vita che può rendere la felicità alla persona?>>. << No, ma non importa…, si è fatto tardi, dovrei tornare tra i vivi, mi attendono con ansia la famiglia, gli amici, i figli…>> <<Ecco i figli… quale vita pensate di offrire ai vostri figli? Quali soddisfazioni pensate possano trarre dall’esempio di una vita da voi vissuta senza ideali, nel quale la considerazione sociale è data dal peso del portafogli e dalla lunghezza della macchina, dove l’unico capitale che avete da trasmettergli è quanti beni siete riuscito ad accumulare negli anni, dove non avete più tempo da sottrarre al lavoro per i rapporti sociali! Veramente pensate che il vivere una vita come la vostra possa servire loro come esempio per cercare la felicità in terra?>>. Provò a replicare ma lui continuò << Forse se vi racconto la mia vera storia non serviranno più tante parole>>. Ritirò la lancia, sedette più comodamente sul cavallo e cominciò il racconto.  <<Il mio vero nome è Alonso Quijano e all’età di cinquanta anni vivevo agiatamente una vita inutile. Dopo una giovinezza avventurosa - sono stato anche crociato in Terra Santa - l’unico mio vero problema era trascorrere la giornata nel modo meno noioso possibile. Unici compagni mi erano i romanzi cavallereschi e trascorrevo intere giornate chiuso nella stanza a consumarne i testi. L’essere entrato in quel mondo fantastico fatto di eroici cavalieri che spendono la loro vita per difendere i deboli e riparare i torti consentiva alla mia mente di passare le mura e condividerne l’avventura. Ma un giorno d’improvviso dovetti realizzare il vuoto della mia esistenza; compresi che ero già morto anche se respiravo ancora. E allora decisi di ritornare alla vita, diventai così  il cavaliere errante don Chisciotte della Mancia , scelsi come mio scudiero Sancho Panza, un barbiere del posto, promettendogli castelli e governi di terre, ma soprattutto offrendogli un sogno e la possibilità di realizzarlo. Abbandonai così il triste maniero e in sella a questo brocco, e con questo inutile scudiero, cominciai a percorrere le strade per dare scacco al potere e salvare il mondo intero>> << Questo già lo sapevo, come pure lo schianto tra le pale dei mulini a vento, la strage del branco di pecore indifese, l’attacco ai burattini scambiati per demoni infernali…>> << Non c’è bisogno che li elencate tutti e non è necessario essere così ottusamente critico. Non capite? Vi era bisogno di uno slancio generoso, forse anche un sogno matto, ma ai miei tempi la Spagna non era più quella dei romanzi picareschi, né della cavalleria, e i Mori erano già stati scacciati da anni, talché non vi erano più avventure da vivere per chi ancora si sentiva un eroe.  Ma non per questo intendevo rinunziare al mio sogno. Costretto, fingevo di leggere la realtà con occhi visionari, creando nemici da combattere e inventando le occasioni per mantenere, da vero cavaliere, la promessa fatta; e così i mulini assumevano le sembianze di giganti, le pecore di un inferocito esercito di Mori. Ho combattuto, essendone cosciente, questi avversari immaginari uscendone peraltro sempre sonoramente sconfitto. Ma voi riuscite ad immaginare la soddisfazione, il divertimento, il senso dell’aver compiuto quello che desideravo, pur sapendo che sarebbero state etichettate come folli gesta dai cosiddetti realisti?  >>. <<Ma allora sapeva di compiere delle follie?>> << Il male ha sempre un aspetto tetro e il potere è l’immondizia della storia degli umani, soprattutto quando per esso rinunci anche ad un po’ di dignità, ed è a questa realtà, che quotidianamente si vive, che intendevo ribellarmi con quelle che voi chiamate follie. Aveva anche provato già a spiegarvelo il mio amico Erasmo. E E infatti, come ho smesso, sono morto.>> << Insomma… >> << Certo sempre meglio di quello che vedo accadere oggi nel mondo, si, anche dalle vostre parti. Ho avuto modo, per esempio, di assistere da un vecchio televisore a quelle che voi definite Assemblee Cittadine: una schiera di giovani, quei figli di cui parlavamo prima, seduti negli scanni, dopo essersi fatti eleggere, immobili, senza mai profferire parola, pronti a dare assenso o dissenso a comando, cinici, codardi, senza valori: così giovani e già morti alla vita. Non le viene il dubbio che sia questa la vera follia? Possibile che questi non abbiano un’ idea da esprimere, un progetto da compiere, una volontà da affermare, una promessa fatta alla propria donna da realizzare?>>

<< Ah già! Come la sua parola data alla Dulcinea…>> << Stia attento a come parla della donna di un hidalgo. Lo so che anche questa vicenda è stata strumentalizzata. Un’altra menzogna. Il suo vero nome era Aldonza Lorenzo. Mi risulta che qualcuno l’ha descritta come una rozza e rubizza contadina, altri come prostituta di una locanda a ore, altri ancora ne ha messo in dubbio l’esistenza. In realtà era una magnifica donna, colta, affascinante, di una dolcezza incredibile, con occhi che incantavano chi li guardava: sì, l’amore della mia vita! L’unico grande, folle, amore della mia vita. Conosciuta e amata, però, troppo tardi per i tempi umani e quando era già stata maritata a un uomo del tutto inadeguato alla sua eccezionale persona. E venne il giorno che incontrò il suo cavaliere e se ne innamorò: è proprio vero che tutto arriva per chi sa aspettare. Per i motivi che ben capirete quest’amore, che come vede ancor non m’abbandona, non fu possibile viverlo alla luce del sole e per non ingelosire il troppo distratto marito, dovetti angelicarla, cambiarle nome in Dulcinea del Toboso e farla diventare la nobile dama di questa folle storia a cui dedicare le mie imprese di cavaliere errante. Un cavaliere errante senza amore è come un albero spoglio di fronde e privo di frutti, è come un corpo senz'anima. È l’amore che muove il sole e le altre stelle. Senza di lei non sarei vissuto così a lungo e tanto felicemente, e sarei stato ben presto obliato nella memoria degli umani.>> <<Quindi tutto quello che mi hanno insegnato su di lei è tutta menzogna?>> << È ora che ne prendiate coscienza. Avete voluto ingabbiare la vita e l’amore, avete dato regole che negano la possibilità di vivere felici e avete etichettato come folli coloro che sono costretti a romperle per avere diritto alla propria felicità. Avete fatto di follia virtù e vi trovate a vivere una vita regolata dalla pazzia senza neppure volerlo ammettere>> <<Effettivamente il dubbio su chi di noi due sia folle diventa forte>>. <<Riflettete: sono bastati dieci minuti del vostro tempo per darvi una visione della realtà che finora non avevate neppure percepito. È un esercizio che quotidianamente dovreste coltivare unitamente agli altri componenti del nobile Ordine dell’Igiene Mentale.>> << Mi riprometto di iniziare non appena tornato tra i vivi>> << Innamoratevi di una donna e promettetele di fare grandi imprese in suo onore. Vedrete, vi farà sicuramente bene e forse risolverete anche qualcuno di quei problemi politici che qui vi avevano condotto. Chi è inadeguato a vivere la propria vita non può governare e determinare quella degli altri >><< So che questo incontro, in qualche modo, cambierà la mia di vita: non so se ringraziarvi o dolermene>> << Adesso io vado. Dulcinea, pardon, Aldonza mi aspetta. Sapete qui non vi sono convenzioni ed io sono solito passare tutte le notti con lei chiamandola col suo vero nome. Vi saluto. Se ricapitate e vi farà piacere, cercate pure di me>>. 

L’interdetto cronista si avviò per ritornare e non so più se si addormentò di un sonno profondo oppure si risvegliò da un piacevole sogno.

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