Contattateci se interessati a questo spazio.

Sant'eccidio o Sant'Egidio?

Cinque liste: ubriacatura elettoralistica. Solo l’astensione attiva può frenare il degrado dell’Istituzione comunale.

Alle armi cittadini, formate i battaglioni! (si canta nella Marsigliese). Ora gli eserciti sono schierati con cinque aspiranti sindaci e quasi sessanta consiglieri al cospetto di una cittadinanza sempre più attonita e sconcertata. E, per non farsi mancare niente, col ritorno napoleonico dall'esilio dell'auto-decaduto ex sindaco che addirittura invoca, novello Dante, una vita nuova. O meglio una vite perché normalmente certe argomentazioni si possono svolgere solo avendo il fiasco accanto. La recente cronaca amministrativa santegidiana ha raggiunto vette sublimi di ridicolo, con l'uso delle Istituzioni come il w.c. di casa propria (episodio della decadenza del Sindaco). Ora in un marasma di torsioni e ritorsioni che nulla hanno di progettuale e programmatico, gli elettori sono chiamati a scegliere sostanzialmente il già visto. L'invito ai Santegidiani è di condannare e rigettare il passato nonché di ignorare confuse ed illusorie promesse. Anche perché a memoria d'uomo, non si è mai visto un programma elettorale che non proponga sempre "sorti magnifiche e progressive" (Leopardi). Un'intera generazione di 40/50enni ha già dato quel che poteva. Era perciò d'obbligo restarsene a casa. Purtroppo non se ne è fatta avanti una nuova, tranne qualche lodevole eccezione. Le elezioni si svolgono sempre nello stesso clima di tifoserie contrapposte, con l'uso dei più vieti ed anacronistici strumenti: il familismo, l'adesione ruffiana, il trasformismo traffichino. In un'atmosfera stralunata da bar sport, le liste si sono formate rubacchiandosi vicendevolmente consiglieri e candidati delle passate elezioni. Privilegiando, al di là di professionalità e competenze, tre ambiti sociali: 1) esponenti di famiglie prolifiche con relative interconnessioni parentali; 2) rappresentanti del settore sanitario di base (medici, infermieri ecc.); 3) titolari di agenzie di patronato e uffici di servizi fiscali; le ultime due chiaramente collegate a situazioni di bisogno fisico o di sostegno nella lotta antiburocratica cui il cittadino è quotidianamente costretto. Allora l'unico rimedio che ha il cittadino responsabile, per fare da argine al degrado progressivo della propria comunità, è quello dell'astensione attiva. Di cosa si tratta? L'art. 48 della Costituzione prevede il voto come diritto-dovere civico ma non obbligo giuridico perseguibile penalmente. Pertanto, a fronte di un'offerta elettorale scadente e/o inconcludente, diventa un obbligo morale o il non votare o il depositare nulla/bianca nell'urna la scheda elettorale. Qualcuno potrebbe obiettare: a cosa serve? Non è forse vero che gli assenti hanno sempre torto? Nel nostro caso: NO! Si tratta di esprimere il giudizio più alto ed efficace verso una classe di amministratori deficitarii, che hanno usato ed abusato delle Istituzioni per fini elettorali personali; di dare un segno incontrovertibile di disagio collettivo verso un degrado sociale tentacolare e progressivo (a Sant'Egidio come in Italia). Alle ultime elezioni amministrative a Sant'Egidio ha votato poco più dell'83% degli elettori. Bisogna dunque, malgrado le pressioni di ogni tipo, abbassare significativamente quella quota in modo che chiunque vinca, e certo un vincitore ci sarà, non rappresenti la maggioranza del corpo elettorale. Un esempio: se la lista "A" conquista il 51% dei voti, ma su un elettorato effettivo votante del 70%, quella lista avrà ottenuto in percentuale reale solo il 35,7% dell'intero corpo elettorale (51 x 70 : 100 = 35,7). Quindi non la maggioranza reale degli elettori aventi diritto. Con quale risultato? Pratico, nessuno. Perché comunque si esprimerà un Sindaco ed un'amministrazione. Ma in termini morali e sociali il messaggio del popolo risulterebbe enorme e devastante. Quel gruppo vincente non rappresenterebbe la maggioranza della popolazione; sarebbero limitati se non annullati atteggiamenti di insofferenza e prevaricazione, si porrebbe un argine ai personalismi ipertrofici e inconcludenti, un freno all'abuso senza controllo dell'Istituzione comunale. Si otterrebbe la nascita di un clima di maggiore colloquio tra l'Ente comunale ed i cittadini, prendendo coscienza che si è solo la minoranza della comunità in una maggioranza di eletti. Altri potrebbero obiettare: ma ci si propone di disertare il voto che, in una piccola comunità dove tutti si conoscono, rischierebbe di dar luogo ad atti di discriminazione o ritorsione da parte dei futuri vincitori. Tranquilli, il rimedio c'è. Per chi non ha l'opportunità o la disponibilità a disertare il voto, per i più svariati motivi, c'è sempre la possibilità di annullare o depositare bianca la scheda. L'importante è che cali fortemente il numero di voti validi. Dunque, da inerte espressione di disinteresse o menefreghismo, l'astensione diventa attiva, perché condizionerà per il futuro i comportamenti degli amministratori, per il passato impegnati più nei personalismi che nella soluzione dei problemi. Le vicende degli ultimi anni hanno fiaccato e diviso un elettorato che appare frastornato e confuso e si sfoga in un elettoralismo etilico con candidature, a voler essere benevoli, semplicemente improbabili. L'amministrazione uscente ha prodotto solo frammentazioni divisive e malmostose. Bisogna, ora, opporsi all'eccidio della dignità democratica e dei valori di lealtà e responsabilità, dopo che per anni si è abbondantemente praticata l'insolenza e l'arbitrarietà populistica. Ci avviamo, con qualche mese di ritardo, ad una carnevalata con ben cinque liste per una comunità di poco più di seimila elettori. Come se esistessero cinque soluzioni diverse per i problemi amministrativi. Il tragicomico è che ora tutti si atteggiano ad essere costruttori dopo aver agito da affossatori. Non possiamo, inoltre, restare inermi ed inerti di fronte al rischio che, furbescamente competitivi nelle elezioni, si aggreghino e si consocino poi, ad esito avvenuto, nel perseguire interessi reali... C'è comunque una flebile speranza che una piccola comunità custodisca ancora un minimo di forza civica. In effetti, a fronte di decadenze, risse, assalti, sussulti, intermittenti ritorni e momentanei contorni, la sfida per questa cittadina è tutta qui: tentare di restare Santegidiana o rischiare di diventare Santegidiota.

Contattateci se interessati a questo spazio.