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Favole per i ragazzi del '68: Il ladro di mattonelle

L’illecito commesso sembrava a prima vista ed in sé insignificante, ma la richiesta di trovare il colpevole “ad ogni costo”, queste le parole usate, prevedevano un’inchiesta seria con enorme dispendio di tempo e di energie per un risultato, in caso di soluzione positiva, del tutto evanescente negli effetti e nelle ripercussioni per gli autori degli illeciti.

Eh sì! Era una brutta gatta da pelare! L’inchiesta che gli era stata affidata dal Procuratore Capo “di persona personalmente” gli sembrava una trappola. L’illecito commesso sembrava a prima vista ed in sé insignificante, ma la richiesta di trovare il colpevole “ad ogni costo”, queste le parole usate, prevedevano un’inchiesta seria con enorme dispendio di tempo e di energie per un risultato, in caso di soluzione positiva, del tutto evanescente negli effetti e nelle ripercussioni per gli autori degli illeciti. L’avevano mica fatto apposta? Era forse un modo per ulteriormente dequalificarlo? Certamente era una buona scusa per toglierselo dai piedi per un po’ e tenerlo impegnato in un’attività di indagine di nessuno interesse per nessuno.

Questo pensava l’ispettore Tano Montalbano, siciliano di origine,cugino di primo grado del più noto commissario televisivo, a cui tanta fama e notorietà aveva dato tale Camilleri, conterraneo, celebratore di ogni sua inchiesta.

Era stato grazie alla potente raccomandazione del cugino che aveva potuto agevolmente vincere il concorso in Polizia ed essere subito assegnato alla Sezione giudiziaria, non al Tribunale di Vigata, come sperato, ma a quello di Nocera Sottana. Un buon inizio per il suo sfrenato desiderio di carriera! Aveva subito fatto il possibile per cercare di ingraziarsi i Superiori, mostrandosi sempre disponibile ad ogni incombenza, anche le più umili, eseguendo i servizi assegnati con spirito iperattivo e con un eccesso di diligenza da sfiorare il maniacale: ma nulla era servito per essere preso nella considerazione che riteneva di meritare! Era sempre l’ultimo arrivato e per di più raccomandato da un Commissario che risolveva brillantemente i casi ogni lunedì sera in televisione. Le indagini importanti, quelli da articoli quotidiani sui giornali con nome e cognome in grassetto, venivano sempre affidati ad altri colleghi. Si sentiva martirizzato come un novello Gesù Cristo. <<Studi Montalbano, studi!>> gli ripeteva il Procuratore <<così quando arriva l’indagine importante sarà pronto per la gloria>> E, speranzoso, si era messo a studiare. Dopo sette anni di studio matto e disperatissimo nulla era cambiato e si sentiva sempre più un novello Gesù Cristo. In compenso studiando aveva appreso ed adesso sapeva che CHRISTOS era la traduzione greca dell’aramaico MESHIHA, per traslazione MESSIAH e che a sua volta MESHIHA deriva dall’ebraico “HA MASHIAH” -: IL (“RE”) UNTO.- e che GESU’ derivava dall’aramaico Yeshua - Joshua, “il liberatore”, “il Salvatore”. IL SALVATORE - L’UNTO - IL DESIGNATO! Magari! Mentre rifletteva su tutto questo era arrivata la chiamata del Procuratore e l’affidamento dell’indagine sulle mattonelle rimosse e rubate da opere pubbliche, più che altro targhe o lapidi auto celebrative a imperitura memoria dell’Amministrazione Comunale che le aveva realizzate. Tutto era nato una calda mattina di settembre allorché il solito Avvocato di campagna, come d’uso, aveva distribuito negli Uffici di Procura la copia di un giornale mensile che veniva editato nella zona dal titolo “Rovesciamo i Diritti”, o forse “Raddrizziamo i Rovesci” o qualcosa del genere. In prima pagina, con titolo ad otto colonne e fotografia confermativa, veniva documentato che zelanti ignoti, in concomitanza con il cambio di Amministrazione, avevano sistematicamente eliminato tutte le targhe con le quali il precedente Sindaco che le aveva realizzate sperava di tramandare ai posteri a chi indirizzare lodi e ringraziamenti ogni volta che venivano utilizzate. <<E che reato è questo?>> gli era venuto spontaneo ribattere. <<He…He.. Montalbano, non ha studiato abbastanza! >> aveva replicato il Procuratore con accompagno di tirata d’orecchio. <<Non dimentichi che è stata danneggiata un’opera pubblica, realizzata con soldi pubblici ed anche le mattonelle rubate sono di proprietà pubblica e pagate con soldi pubblici. Potremmo cominciare con ipotesi del reato previsto dall’art. 635 del codice penale come danneggiamento, dall’art. 345 c.p. come offesa all’Autorità mediante danneggiamento di affissione, a quello del 392 c.p. come esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose,al 420 c.p. come attentato a impianti di pubblica utilità, ma anche al 421 c.p. come pubblica intimidazione, al furto aggravato ex art. 624 e 625 c.p., ed ancora altro. Cominci a scavare Montalbano, cominci a indagare, che da qualche parte arriviamo.>> <<Va bene. Agli ordini. Comincio oggi stesso>>.<< Si impegni Montalbano. Mi attendo grossi risultati. Adesso vada, ho molto da fare.>>

Un po’ contrariato, Montalbano si era allontanato. Qualcosa bisognava pur fare o, quantomeno, mostrare di fare. Cominciò col procurarsi i numeri corrispondenti al periodo di interesse dell’altro giornale, non gratuito, che si pubblicava in zona, nei quali scrivevano giornalisti d’assalto, con feroci denunzie nei confronti di chiunque, e con un unico padrone che provvedeva a indicare la severa linea editoriale, ad aggredire senza tema i potenti di turno, a editare, a prendersi le condanne per diffamazione, a lanciare piagnucolosi proclami alla mobilitazione generale,ecc.,ecc., in una parola: il giornale giusto al momento giusto! Con in mano un bicchiere della grappa autoprodotta, sfoglia, sfoglia….niente! Oltre alla numerosa e invadente pubblicità- ma quanto guadagnerà! -, a qualche foto di comunioni, battesimi, nozze d’oro, d’argento e di birra e qualche articolo sportivo…..niente! Non una riga. Gli avevano dato informazioni sbagliate. D’altronde,e non a caso, era noto alla cittadinanza che il sopradetto padrone,forse per informarsi, era il primo lettore cittadino del mensile avversario. Più rifletteva e più lo sconforto lo invadeva. Un’ altro bicchiere… la grappa era buona, ma non lo aiutava. << Ma che paese è questo- pensava- tutti avevano la bocca piena di civiltà, di progresso, e poi i fatti erano questi. Quanto era accaduto era certamente il frutto avvelenato dell’ignoranza imperante,della rottura delle regole del patto sociale garante della civile convivenza, della pessima qualità della classe dirigente, della mancanza di capacità di immaginare la gestione del potere secondo regole morali prima che giuridiche e della diffusa connivenza a tutti i livelli. Ma a tanto poteva o doveva porre rimedio un povero poliziotto di provincia?>>. << Ed infatti,>> considerava, <<oltre quell’ingenuo giornalista che doviziosamente aveva pubblicato la notizia, lucidamente commentandola con malcelato disgusto, nessuna altra voce di protesta, o quantomeno di disappunto, si era sollevata né dalla società civile, né dai tanti esponenti politici, né dalla pontificante intellighenzia cittadina, né dai numerosi sé dichiaranti giornalisti, né, tantomeno, da nessun esponente delle stesse istituzioni parte lesa. Non era da escludere che il sentimento comune fosse diffusamente conforme a quello degli autori dell’illecita rimozione delle mattonelle. Che pena!>> Su questo pensiero,chiuse l’incartamento, vuotò la poca grappa rimasta nel bicchiere e si avviò per andare a dormire.

L’indomani mattina avrebbe riconsegnato il fascicolo al Procuratore unitamente alla richiesta di trasferimento all’estero.

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