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FOCUS ON: Alfredo Raiola, Scultore e pittore.

Alfredo Raiola, docente di disegno e storia dell’arte, è un artista poliedrico che spazia dalla pittura alla scultura, dalla grafica alle performances con suggestive figure di fuoco e sperimenta l’uso di supporti sempre diversi scelti consapevolmente e strettamente legati al soggetto che rappresentano. Le numerose sculture in esposizione rappresentano nodi dipanati che suggeriscono un inizio ed una fine e grovigli “spaziali” che alludono alle profonde nevrosi dell’uomo contemporaneo, incapace di venire a capo delle proprie angosce e paure, ma anche simbolo di paradossi irrisolvibili che lasciano intuire allo spettatore la presenza di una realtà “altra” rispetto a quella lineare, una realtà curva che sembra sovrapporre i concetti di spazio e tempo.

Si chiama “LA LEGGEREZZA DEL TEMPO” la mostra di Alfredo Raiola ospitata dalla Galleria d’arte contemporanea PAGEA sita in via Concilio, 99 ad Angri dal 12 Aprile al 12 Maggio; mostra fortemente voluta dall’artista e gallerista Elio Alfano, che da trent’anni si adopera per sensibilizzare la sua cittadina sulla tematica artistica e culturale in generale.

Alfredo Raiola, docente di disegno e storia dell’arte, è un artista poliedrico che spazia dalla pittura alla scultura, dalla grafica alle performances con suggestive figure di fuoco e sperimenta l’uso di supporti sempre diversi scelti consapevolmente e strettamente legati al soggetto che rappresentano. Le numerose sculture in esposizione rappresentano nodi dipanati che suggeriscono un inizio ed una fine e grovigli “spaziali” che alludono alle profonde nevrosi dell’uomo contemporaneo, incapace di venire a capo delle proprie angosce e paure, ma anche simbolo di paradossi irrisolvibili che lasciano intuire allo spettatore la presenza di una realtà “altra” rispetto a quella lineare, una realtà curva che sembra sovrapporre i concetti di spazio e tempo. La scelta del cartone in qualità di supporto si rivela essa stessa un paradosso; lo stesso Raiola ribadisce di essersi sentito attratto dalla vitalità nascosta di un materiale destinato usualmente all’imballaggio e poi al macero.

Premendo con la matita sul cartone, in cerca di ispirazione- racconta- mi accorsi che quei solchi presenti all’interno mi suggerivano, ammortizzando la pressione della matita, di venir fuori. Il cartone dunque, pur nascendo con la funzione di contenitore di altro più importante di sé, mostrava di avere un’anima, diventava contenuto.

Altro paradosso è quello inerente alla leggerezza del supporto, in apparente contrasto con il concetto di scultura. A guardarla bene, la Maternità rivela la sua presenza proprio nei vuoti di materia che difatti vuoti non sono, perché occupati dall’aria, la quale rimarca la sua consistenza paradossalmente nell’assenza del visibile. La figura femminile si rivolge al bambino che le tende le braccia. Entrambi i soggetti, alle proprie spalle, sono privi di materia, eppure sembrano non accorgersene, come fosse sufficiente la consapevolezza della reciproca esistenza a dar loro la vita.

Il dipinto su cartone Ossessione Vesuvio si sviluppa su piani diversi facendo assurgere ancora una volta il supporto a significato dell’opera. Ritroviamo in essa il tema freudiano delle angosce derivanti dallo scarto tra il desiderio di raggiungere il piacere e l’impossibilità di ottenerlo. Il soggetto in primo pano è letteralmente paralizzato dal timore di divenire egli stesso reperto tanatologico, documento antropologico per i posteri, come accadde in seguito all’eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.c., destino assimilabile concettualmente a quello dell’islandese nel secondo finale del famoso Dialogo della natura e di un’islandese di Leopardi in cui l’uomo viene seppellito da una tempesta di sabbia, lasciando di sé nient’altro che una mummia. La contraddizione è evidente: il timore dell’inerzia si oppone al desiderio di “muoversi”; la necessità di sentirsi vivi si oppone all’incapacità di agire dell’uomo moderno.

Alfredo Raiola dunque compie un viaggio nei paradossi della psiche e della materia, come Jorge Luis Borges ne “Il giardino dei sentieri che si biforcano” rende il tempo protagonista del suo racconto ma non lo nomina mai, lo si intravede nel suo corrispettivo spaziale, nella curva dei suoi nodi, nell’ ”eterno ritorno” dei suoi grovigli, nella partitura aerea eseguita dal Direttore d’orchestra , connotato dalla leggerezza della stessa musica che dirige.

Il lavoro di Raiola, dunque, mostra all’osservatore che è proprio nella contraddizione tra forma e sostanza che risiede il legame panistico tra uomo ed uomo e, infine, tra uomo e Dio.

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