Contattateci se interessati a questo spazio.

Dignità personale e diritto di cronaca

Sulla tutela della dignità personale

FATTO

<<……Nel n°8 del giornale “Angri ‘80” l’attore viene accusato di “disattendere o vanificare norme di legge mediante inefficienza degli uffici o eventuali comportamenti elusivi o peggio ancora collusivi dei Funzionari”, richiedendo “la verifica dell’esistenza di eventuali responsabilità” : il tutto fondato su un presunto trattamento differenziato nella liquidazione di spettanze professionali a due avvocati.

Emerge altresì la continuità della condotta dei convenuti in quanto sulla rilevata diffamazione si è già pronunciato questo Ufficio del Giudice di Pace con le sentenze n° 1701/2015 (relativo al n° 9/2012 del medesimo giornale) e n° 779/2015 (relativo al n° 10/2012): in ogni caso non possono non ritenersi lesive della reputazione dell’attore, dirigente del settore Avvocatura le parole riportate nel giornale (ancora di più per la sua diffusione esclusivamente nel territorio del Comune di Angri). I fatti riportati non mirano ad informare, ma solo a fornire giudizi e valutazioni lesivi dell’onore e della reputazione: tale lesione ben può realizzarsi oltre che per il contenuto oggettivamente offensivo della frase autonomamente considerata, anche per il contesto in cui è pronunziata…  

Per Questi Motivi il Giudice di Pace definitivamente pronunciando sulla domanda proposta dall’avv. Antonio Pentangelo contro D’Antuono Luigi, Lombardi Antonio e la Cooperativa Centro Iniziative Culturali srl in persona del legale rapp.te p.t., ogni contraria istanza reietta, così provvede:

1) accoglie la domanda e per l’effetto condanna i convenuti, in solido,al pagamento in favore dell’attore della somma...

2) condanna i convenuti, in solido, al pagamento delle spese di lite….>>

(estratto della sentenza n° 6031  emessa il 13/11/2015 dal Giudice di Pace di Nocera Inferiore e pubblicata in data 16/11/2015).

COMMENTO

E TRE!  E forse non bastano!

Credo sia  tempo di una seria riflessione su due irrinunciabili principi di civiltà, entrambi costituzionalmente garantiti, posti a fondamento di una società che pretende di essere democratica: il diritto di cronaca da una parte e dall’altra l’inviolabilità dell’onore e la sacralità della reputazione e della dignità personale e professionale del cittadino.

È consuetudine, ormai, che chiunque ritenga di avere l’organo cerebrale capace di produrre un’idea, un’opinione, o anche solo un giudizio su  atti o fatti attribuibili ad altri, ritenga doveroso esporla pubblicamente e farne partecipe l’universo, utilizzando, a tal fine, mezzi e strumenti di diffusione di massa quali la stampa, la televisione ed i social network. Assistiamo, pertanto, quotidianamente, all’evidenza interessata, reiterata e recidivante di intere paginate di giornali affollate di presunti scoop, fasulli già sul nascere, in danno di chi capita, a interi pomeriggi e serate televisive tutti tesi a passare al miscroscopio fatti e censurare comportamenti di inermi cittadini già condannati ancor  prima di chiarire di cosa si discuta o, meglio, si intenderebbe discutere ed a che fine. Il tutto posto in essere da personaggi dalla non documentabile cultura umana e professionale, ancorché civica e giuridica , molte volte portatori di interessi personali, sé dichiaranti giornalisti o anche opinionisti, privi di ogni remora a violare le più elementari  regole della convivenza civile e neanche troppo abili ad insinuare denigratorie “verità” a carico del malcapitato di turno; figure certamente tali da provocare profondi sconvolgimenti viscerali a chi, conscio del ruolo di potere esercitato, giornalista lo è e/o lo è stato per riconoscimento unanime ed è vissuto ed ha scritto sempre con scienza e coscienza, ricercando “la possibile verità”, senza padroni, in assenza di conflitto di interessi  e con il codice deontologico irrinunciabilmente fissato nel dna .

Fortunato chi contro costoro ha i mezzi economici, culturali  e professionali per rivolgersi alla giustizia umana!  A chi fortunato non è non resta che sperare in quella divina, subendo inerme, nelle more, tutti i danni, a volte irreparabili,  che “i lor signori”  riterranno di arrecare!

E non è neanche a dire che l’attuale trend è il necessario scotto da pagare al progresso, in quanto già a metà degli anni trenta il sig. Iosif  Vissarionovic  Dzugasvili, meglio conosciuto come Giuseppe Stalin, era solito, sistematicamente, far precedere l’omicidio degli avversari e/o la loro deportazione nei gulag da una studiata delegittimazione politica e sociale effettuata con una falsa e denigratoria campagna di stampa.

No, è proprio ora di dire BASTA!  No, per carità, basta! Questa non è informazione!  Smettiamola! Questo non è il modo di fare giornalismo!

E’ un’assioma, con il quale tutti dobbiamo concordare, l’impellente necessità di una legge, anche di promozione popolare se del caso, che regolamenti il diritto di cronaca e che preveda severe sanzioni a carico di chi ne usi e ne abusi per fini non conformi ai suoi propri, con inibizione perpetua per i recidivi della possibilità di pubblicare ogni scritto e/o di utilizzare mezzi d’informazione di massa.

Le brevi, ed al limite della banalità, considerazioni evidenziate vorrebbero, nelle intenzioni, essere un tentativo, soprattutto rivolto alle fasce giovanili - alle quali non bastano le scuse per il consegnargli una società peggiore di quella da noi ricevuta - di innescare un diffuso ed articolato confronto sugli elementi di maggior degrado della società attuale e sicuri forieri dell’ulteriore irrimediabile rottura del patto sociale. 

È pur da qualche parte che dovrà ripartire il risveglio delle coscienze.

Avv.to Antonio Pentangelo

Contattateci se interessati a questo spazio.