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Ricordo ancora...

I mali della Giustizia: perché allungare la prescrizione?

Lessi un giorno sulle pagine de Il Mattino, in un articolo dal titolo “La Giustizia senza tempi certi” di Giovanni Verde, che da circa sei milioni di alcuni anni orsono le pendenze giudiziarie a Giugno del 2015 erano scese a 4 milioni e 200 mila processi: l’autore dell’articolo affrontava il problema della lungaggine dei processi individuandone la causa nella complessità della macchina giudiziaria e della sua organizzazione, spesso caratterizzata dalla mancanza di personale e, a volte, da personale incompetente preso in prestito da altri Uffici pubblici e, quindi, professionalmente non preparati per svolgere il lavoro proprio degli Uffici Giudiziari.

Io, non conosco le realtà giudiziarie di altri Distretti di Corte di Appello, ma credo di conoscere abbastanza bene quella della Corte di Appello di Salerno e, in particolare, del Tribunale penale di Nocera Inferiore, caratterizzata dal lavoro impegnativo dei Magistrati e dei tanti operatori e dipendenti che, nonostante il numero esiguo, hanno dovuto far fronte anche al carico di lavoro proveniente dalle sezioni distaccate di Mercato S.Severino e Cava dei Tirreni, non senza difficoltà dovute proprio a problemi organizzativi.

Ora, io penso che il Governo sia consapevole in particolare delle difficoltà organizzative insorte a seguito della soppressione di un cospicuo numero di sezioni distaccate di Tribunale, a cui oggi si aggiunge la proposta di sopprimere addirittura qualche sezione distaccata di Corte di Appello come quella di Salerno per risparmiare sulla spesa pubblica: proprio in virtù di detta consapevolezza, si assiste quasi ogni giorno all’intervento del politicante di turno sul tema della prescrizione dei reati per giustificare la loro incapacità ad affrontare seriamente il problema. E’ un turbinio di parole, di discorsi inutili fatti da gente assolutamente incompetente e incapace di affrontare il problema della Giustizia soprattutto perché non ne vive la realtà quotidiana: passata la moda dei criminologi invitati di volta in volta in televisione, ora è il turno degli “esperti” sulla riforma della Giustizia, tutti pronti a indicare le colpe dell’uno e dell’altro per il mancato funzionamento degli apparati giudiziari. Così, l’ultima proposta che si è sentita è quella che prevede l’allungamento o la sospensione dei termini di prescrizione tra i vari gradi del Giudizio, con buona pace del principio della Giustizia certa e, quindi, della certezza del Diritto.

In questo mare in tempesta ogni tanto mi sovviene il ricordo di quando, credo circa 18 anni orsono, mi trovai a dovere affrontare un processo per estorsione avanti alla III sezione penale del Tribunale di Salerno presieduta dal Giudice Dr. Di Maio: il processo ebbe inizio regolarmente, iniziò l’istruttoria dibattimentale, allorquando dovette essere rinviato per la mancanza di un teste, cosa questa per me del tutto normale fino a quel momento, atteso che il Giudice rinviò il processo di lì a due giorni dopo, ordinando l’ accompagnamento del testimone assente a mezzo dei Carabinieri in servizio nel Tribunale. Il giorno dell’udienza il processo riprese con l’esame del teste che mancava nella precedente udienza e il Tribunale emise anche la sua sentenza. Per me fu un’esperienza entusiasmante perché anche se solo per una volta mi distolse dall’andazzo processuale al quale ero già abituato nonostante la giovane età, fatto di rinvii su rinvii per assenza testi, impedimenti e quant’altro, cosa che ha sempre determinato, nella pubblica opinione, scarso rispetto per l’Istituzione e, in particolare, per la Giustizia.   

Quel Giudice ebbe il merito di risvegliare in me lo spirito combattivo delle prime difese organizzate in studi notturni e a volte immediati, fatti sul “campo”, scaraventandomi nell’agone dell’imprevisto delle schermaglie processuali, del repentino evolversi del processo fino alla discussione conclusiva. Ahimè, tutto ciò purtroppo durò poco, feci altri due processi con quel collegio presieduto da quel Giudice, poi seppi che il Dr. Di Maio “passò” al settore civile. Anche in quel caso credo che la cosa non sia durata molto per un problema organizzativo: c’era una sezione, la terza, che funzionava bene che, adottando un termine automobilistico, viaggiava a 200 Km orari, le altre sezioni, invece, viaggiavano a 50 km orari!

Ora, certamente è auspicabile il raggiungimento di un tale traguardo, mi rendo conto, tuttavia, che la sua realizzazione richiede un notevole sforzo organizzativo ed economico: di questo sono ben consapevoli anche i nostri politicanti che, evidentemente, ritengono più proficuo risolvere prima i loro problemi personali e di categoria. Non ho la presunzione di risolvere il problema della Giustizia, ma molto sommessamente ritengo che lo stesso non possa risolversi sospendendo la prescrizione: una riforma seria richiede innanzitutto la rinuncia da parte dei Politici (che siano tali una volta per tutte!) ai personalismi e, quindi, una riduzione drastica della spesa politica con riduzione e eliminazione di stipendi da favola e privilegi economici di ogni tipo, con l’attribuzione di soli gettoni di presenza e rimborsi spese documentate; l’ eliminazione di figure istituzionali inutili e dispendiose, con interventi mirati in tutti i settori della Pubblica Amministrazione. I risparmi così realizzati potrebbero essere impiegati  per rendere la Giustizia  più efficiente e certa, assumendo nuove leve, giovani, professionalmente preparati, in modo tale da consentire ai Giudici sia di smaltire i processi “vecchi” mediante l’assegnazione a Magistrati all’uopo designati, sia di gestire i nuovi processi in maniera più celere e in numero più adeguato alla possibilità di trattazione effettiva per ogni udienza.

Infatti, secondo il mio modesto parere non serve a nulla sobbarcare le cancellerie ad un lavoro immane per portare al dibattimento 40 – 50 processi per poi trattarne in concreto solo sei o sette.

Per altro, devo anche riconoscere che al momento è questo l’unico modo di andare avanti in mancanza di un serio intervento legislativo. Tuttavia non è certamente sospendendo i termini di prescrizione tra un grado e l’altro del Giudizio che si risolve il problema: sospendere il corso della prescrizione più di quanto non si sia fatto con l’ultima riforma significa ancora una volta costringere centinaia di persone in attesa di Giustizia a vivere ancor di più nell’incertezza, nell’attesa di una sentenza, di assoluzione o di condanna che sia, ma che comunque costituirà, non si sa quando, l’inizio di un nuovo percorso di vita o la prosecuzione della fine già iniziata con l’apertura di un procedimento senza fine.

È ora che i nostri politicanti la smettano di vivere e farci vivere nell’approssimazione, che si facciano un’analisi di coscienza per improntare la loro opera a fini più elevati: da una Giustizia efficiente, certa e celere deriva il rispetto delle Istituzioni e delle Leggi. In mancanza siamo destinati allo sfascio non solo nella Giustizia ma in tutti i settori.

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