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Le unioni civili: un passo avanti della società

Emanata la legge

L’unione civile è legge. Dopo astiosi dibattiti sull’emanazione o meno di una legge che consacrasse i rapporti affettivi e sentimentali tra persone dello stesso sesso, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 21 maggio scorso, la Legge 20 maggio 2016, n. 76 sulla "Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze". L'Italia raggiunge così un importante traguardo in materia di riconoscimento dei diritti civili, mettendosi al pari con gli altri Paesi Europei. La normativa incide sul piano culturale quanto sulla vita sociale. Da oggi,  le coppie composte da persone dello stesso sesso diventano anche nel nostro Paese un’entità giuridicamente rilevante, con propri diritti e doveri avvicinabili al matrimonio. Cessano di essere una zona d’ombra ignorata dal diritto e godono di regole e strumenti certi forniti dalla legge.  Come si forma un’unione civile? Semplice: due persone maggiorenni dello stesso sesso rendono una dichiarazione dinanzi l’Ufficiale dello Stato Civile in presenza di due testimoni. L’unione viene annotata o meglio registrata nell’archivio dello Stato Civile. Dall’unione non discende alcun obbligo sul cognome. Le  parti, "per la durata dell'unione civile”, possono stabilire di assumere un cognome comune scegliendolo tra loro . Al pari del matrimonio alle unioni civili si estendono gli obblighi  di assistenza morale e materiale, di coabitazione nonchè di contribuire ai bisogni comuni. Due sono i doveri non estesi alla coppia civilmente unita: il dovere di collaborazione e quello della fedeltà previsti, invece, per i coniugi ex art. 143 c.c.. Due punti che suscitano stupore perché a dettare regole, in tal senso, dovrebbe essere il cuore e non il numero di una legge o la sentenza di un Giudice.  Sorge spontanea una domanda: se alla fedeltà non è stato attribuito alcun valore normativo significa forse che le persone dello stesso sesso civilmente unite possono essere legittimamente infedeli? Ovvio che no, ma naturalmente dall'infedeltà della coppia civilmente unita non discendono quelle conseguenze giuridiche previste  per il matrimonio. Le predette coppie beneficeranno, invece, della normativa per quanto riguarda i diritti successori e le norme sulla pensione di reversibilità. Stesso discorso vale in caso di divorzio, ma per le coppie civilmente unite non sarà obbligatorio, come nello scioglimento del matrimonio, il periodo di separazione. Più precisamente per porre fine all’unione civile basta che uno dei due partner presenta una comunicazione all’Ufficiale dello Stato civile contenete la volontà di sciogliere l’unione. Decorsi tre mesi dalla presentazione della comunicazione si potrà porre fine all’unione civile, ricorrendo per via giudiziale, oppure attraverso la negoziazione assistita o ancora attraverso un accordo sottoscritto davanti all’Ufficiale dello Stato Civile. La nuova Legge ha incassato la soddisfazione e gioia di tante coppie fino a poco tempo fa “ghettizzate” e messe ai margini della visibilità. In ogni caso,  anche se l’etichetta “Unioni Civili” fa storcere il naso a qualcuno, l’importanza del traguardo è notevole. L’augurio è quello di non attendere altrettanti decenni per colmare alcune lacune più o meno evidenti.

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