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Nullità del matrimonio

In fondo, cos'è il matrimonio?

Finchè morte non ci separi. Ma non sempre è così, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare ed a volte la legge. 

Si giunge a nozze promettendosi amore eterno, con la convinzione di creare un vincolo duraturo ed indissolubile nel tempo, ma i sogni molto spesso si scontrano con la realtà. Ed ecco che l’amore può finire, la convivenza può diventare intollerabile per svariati motivi ed il matrimonio può andare a rotoli. Nessuno può dettare le regole per l’eternità matrimoniale. Si può coronare il giorno del grande SI ricorrendo al rito civile o a quello religioso. 

Ma in fondo cos’è il matrimonio? 

Per la coppia  è la culminazione e la definizione dell’amore,  per l’ordinamento giuridico è il vincolo tra due persone che costituisce la base della famiglia, definita dalla Costituzione come società naturale, quale elemento fondante dell’intera struttura sociale. Si tratta, quindi, a tutti gli effetti di un atto giuridico che si conclude solo in presenza di determinate condizioni e nella forma stabilita dalla legge. Bisogna rispettare regole precise anche quando la situazione sentimentale cambia e la coppia decide di dividersi infrangendo la lodevole espressione: finché morte non ci separi. I coniugi che devono far fronte alla nuova situazione, possono ricorrere alla separazione o al divorzio, tuttavia, in presenza di casi particolari previsti dalla legge, possono ricorrere anche alla dichiarazione di invalidità del matrimonio. Per la suddetta dichiarazione di invalidità la situazione cambia a seconda del tipo di matrimonio contratto: civile, celebrato davanti ad un Ufficiale di Stato Civile e regolato dalla leggi vigenti nel nostro Paese, o religioso. Il più diffuso è il matrimonio concordatario, celebrato davanti ad un sacerdote secondo le regole del diritto canonico, che produce effetti civili, sempre che sussistano precise condizioni.  

Il matrimonio civile può essere annullato o dichiarato nullo nei casi sanciti dalla legge. Quello concordatario, invece, può essere annullato in presenza di alcune condizioni previste dalla Legislazione italiana (errore sulla persona del coniuge, violenza fisica o timore), oltre che in presenza di condizioni peculiari e proprie del matrimonio concordatario quali, ad esempio, la riserva mentale, impotenza al rapporto sessuale dell’uomo o della donna. L’annullamento non può essere una scusa per porre fine al matrimonio che non funziona, non ci si può svegliare una mattina, o dopo tanti anni, e dire questo matrimonio è nullo. In merito è intervenuta una recente sentenza della Cassazione Civile, Sez. I, (3315/17),  la quale ha affermato che chi chiede di riconoscere la nullità del matrimonio deve provare la mancata convivenza ultratriennale. A riguardo, va detto e precisato che, ottenuta dal Tribunale Ecclesiastico, la sentenza dichiarativa di nullità del matrimonio, va avviato il procedimento per l’estensione nell’ordinamento italiano della efficacia della predetta sentenza. Ebbene la Suprema Corte, intervenuta su un caso di rigetto di riconoscimento in Italia dell’efficacia della sentenza ecclesiastica, ha stabilito che chi chiede di riconoscere la nullità del matrimonio deve provare la mancata convivenza ultratriennale  Più precisamente è stato sancito quanto segue: “In tema di delibazione, nell’ordinamento italiano, della sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio concordatario, il requisito della convivenza ultratriennale dei coniugi dopo la celebrazione del matrimonio, può e deve essere smentito solo da una prova contraria a carico di chi agisce per il riconoscimento della sentenza di nullità del matrimonio concordatario, una volta che sia incontestata la fissazione di una comune residenza anagrafica dei coniugi e la volontà di instaurare un rapporto coniugale effettivo”. Nel caso,  è stato chiarito che la convivenza intervallata da periodi di allontanamento dettati dalla necessità di visitare ed assistere i propri familiari, unitamente al rapporto coniugale problematico, non determina la mancata attuazione di un progetto di vita in comune. Quindi, contrarre matrimonio pronunciando un semplice SI può, nel tempo ed eventualmente, generare tanti NO.  

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