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Discorsi letterecci n° 6

Una luce per Sarno

Avevo cinque anni nel Maggio del 1998. Non ho ricordi di quei tragici giorni. E dunque quella che ho compiuto non è stata operazione di memoria, ma di vita nuova. Ho vissuto per qualche ora al di fuori del tempo reale, in un passato che non mi appartiene. Ho vissuto una briciola dell’angoscia di quel terribile 5 Maggio ’98 e dei terrificanti giorni successivi. L’ho fatto grazie ad un libro prezioso e dimenticato. Un libro che non è per me custode di memoria, ma racconto di quanto non posso ricordare.
Una luce per Sarno è lettura di pochi, ma densi, testi e molte immagini, un insieme di frammenti clamorosamente intensi e veri.
Resoconto di una mostra organizzata nell’ormai lontano 2000 e poi dimenticata, nonostante l’iniziale proposito di conservazione nelle sale del castello Doria di Angri. Una mostra per tenere vivo il ricordo, per rammentare ogni giorno a tutti i cittadini, specie agli amministratori, di imparare la lezione che la storia ci ha dato.
Il libro che ne è nato è ritratto tangibile e veritiero di una tragedia. Rappresentazione fedele e rivelatrice come solo l’arte può essere. È un resoconto amaro di quei tragici giorni, auspicio ancora attuale e quindi tradito, di evitare altre simili sciagure. È la prova del fallimento, dell’incapacità umana di imparare davvero dall’esperienza, triste dimostrazione di una tragedia che non insegna.
Evitate allora giornate della memoria, celebrazioni di ricorrenze che poi ignorate durante il quotidiano operare, quando costruite scuole ai piedi delle montagne, tollerate costruzioni alla falde dei vulcani, abbandonate intere province e regioni a se stesse, in attesa della tragedia e di una nuova, vuota commemorazione.
Io non ricordo, non posso.
Provo soltanto a vivere attraverso un libro le strazianti sensazioni di quei giorni, per imparare qualcosa da un’esperienza nuova.

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