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Le nuove forme di violenza

Sono necessarie norme ad hoc

“C’era una volta la violenza e il rispetto, due concetti che viaggiavano su binari separati. La prima non conosce freni e limiti, il secondo vorrebbe affrontarla, ma con i mezzi del buon senso non riesce a comunicare e capisce che l’unico modo per sconfiggerla è formare le coscienze”. Come in ogni favola anche qui si attende il lieto fine, ma nel mondo reale non è proprio così. Casi di violenza su bambini, anziani, disabili e tra giovani sono all’ordine del giorno. E allora forse in questa favola occorre una terza componente che possa dare l’esempio e incentivare a cambiare strada, la legge. Purtroppo, però, per molti casi c’è un vuoto normativo che lascia gli operatori legali con labili  mezzi e scarsi strumenti per fare giustizia. Basti pensare al bullismo: non esiste, difatti, un apparato normativo che lo disciplini. Molto spesso a farne i conti  sono i minori e ciò che desta maggiore preoccupazione è il luogo dove si consumano atti di violenza: la scuola. Quest’ultima, non di rado, diventa una vera e propria arena, piuttosto che un luogo di cultura e di formazione, mettendo sempre un maggior numero di vittime, dagli attacchi verbali a quelli fisici. Di chi è la responsabilità? Chi paga? Come? Sono quesiti che trovano risposta solo attingendo a norme parallele, ma non specifiche. Manca, quindi, una fattispecie criminosa che disciplini e sanzioni tale fenomeno. Si è, perciò, costretti a ricorrere all’applicazione di norme che incardinano il singolo comportamento illegittimo, ad es. percosse ex art. 581 c.p., piuttosto che la minaccia ex art. 612 c.p. , e così di seguito. Sarebbe, quindi, auspicabile un’iniziativa legislativa volta a colmare il vuoto normativo, sicchè si possa rubricare il reato del ”bullismo” e conseguentemente sanzionarlo con proprie norme.

La violenza, purtroppo, non fa sconti a nessuno, basti pensare che negli ultimi giorni a riempire le pagini di giornali  ci sono episodi di violenza su disabili e bambini e intanto la maggior parte dei “carnefici” finisce ai domiciliari, mentre le vittime dovranno fare i conti con le drammatiche conseguenze che devastano la loro personalità. E’ giusto? Anche qui probabilmente occorrerebbe mettere mano e dettare modi, tempi e pene ad hoc. 

I tempi di formazione della legge, però, sono lunghi. Non si può aspettare, non si deve. Intanto si potrebbe ricorrere ai ripari e tamponare questa scia di malefatte con la prevenzione, attraverso strumenti di controllo e sicurezza: le telecamere. Un coro di proteste le chiede a gran voce. Solo così forse la violenza dovrà cedere il passo al rispetto e chinare la testa dicendo “vissero tutti felici e contenti”. 

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