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Discorsi letterecci n° 7

Diario partigiano di Ada Gobetti

Comprendere il fenomeno della resistenza partigiana a distanza di tempo è operazione complessa. Resa ai più giovani quasi impossibile, dalla continua, fastidiosa abitudine di incorniciare ed rinchiudere eventi importanti e insieme complessi, in una trappola di retorica spicciola e banalizzante, fino a ridurli a semplice drappello di schieramenti politici. 

 È per questo che il Diario portato avanti da Ada Gobetti, che racconta al presente il lungo periodo della resistenza nel nord Italia, ha un valore formativo ed informativo altissimo anche e soprattutto per i giovani contemporanei. Perché permette di cogliere nuovamente la complessità, le contraddizioni e l’energia che caratterizzò quella lotta. Un’energia in grado di oltrepassare schieramenti politici, credi religiosi e piccoli ideali, in nome di necessità e di valori maggiormente impellenti e desiderati: quelli di pace e libertà.

La grandezza intellettuale dell’autrice ed insieme l’onesta semplicità, tipica di un racconto diaristico, permettono infatti di rilevare le contraddizioni che la lotta armata si porta dietro, senza per questo scalfire l’importanza e la grandezza di quelle azioni esaltandole, anzi, ancor di più.

Ada Gobetti è personaggio ampio, a tratti contraddittorio e per questo grandiosamente umano, insieme moglie prematuramente abbandonata di Piero, ucciso dalla violenza fascista; amante di Ettore, suo nuovo compagno; madre affettuosa e apprensiva di Paolo e guerrigliera pronta ad immensi sacrifici ed enormi rischi, in nome di ciò in cui crede e in cui spera.

Questo diario è magnifica testimonianza di un’esperienza passata, ormai storica, eppure il suo valore si palesa più che mai nel nostro presente, spingendoci a considerare con minore superficialità e con occhio più attento e meno pigro, tutte quelle innumerevoli forze sparse per il mondo, che impavide scelgono ogni giorno di resistere al nemico, all’invasore, al tiranno. In nome di un’ideale non sempre per noi evidente o pienamente comprensibile, ma di certo presente e profondamente radicato, verso il quale forse dovremmo imparare a porci con più cautela e maggior rispetto.

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