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Donna e madre

Un ulteriore passo avanti

I figli potranno avere anche il cognome della madre. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che, di recente, ha accolto il ricorso presentato dalla Corte di Appello di Genova, sulla possibilità di dare il cognome della madre ai figli.

Un precedente che apre  nuovi scenari e traguardi per le donne. Un gesto che gratifica la figura materna e mette sullo stesso piano i diritti dei genitori anche in tema di attribuzione del cognome. Un ulteriore passo avanti che identifica la mamma non solo come colei che porta in grembo i pargoli e si occupa costantemente della loro assistenza e cura.

Ad accendere i riflettori sulla questione una causa che e' arrivata sul tavolo dei Giudici Genovesi. In particolare una causa promossa da una coppia che non è riuscita ad apporre al proprio figlio anche il cognome della madre, in seguito al rifiuto dell’Ufficiale dello Stato Civile. La  Corte, con nota diffusa, spiega di aver dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma  che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio, in presenza di una diversa volontà dei genitori. In effetti, la Corte è stata chiamata a pronunciarsi su una norma implicita del nostro ordinamento, in quanto non prevista in modo specifico, ma deducibile da alcuni articoli del Codice Civile. Nello specifico da un Regio Decreto del 1939 che in sostanza prevede l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. Nel nostro Paese dal 2000 con decreto del Presidente della Repubblica è possibile cambiare il cognome e prendere quello materno, ma le richieste oltre a rivestire carattere eccezionale sono ammesse in presenza di situazioni oggettivamente rilevanti e comprovate da apposita documentazione. Si tratta di una procedura piuttosto macchinosa e lunga. Ferma, invece, da due anni al Senato, in attesa di essere approvata,  la legge che sancisce la possibilità per i figli di portare entrambi i cognomi. Il disegno legge era stato presentato dal Governo Letta, dopo che la Corte di Strasburgo, nel 2014, aveva stabilito che l’attribuzione automatica del cognome del padre rappresentasse una discriminazione basata sul sesso per violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Sollecitando, nel contempo,  riforme legislative o di altra natura, al fine di derogare l’automatica attribuzione del cognome paterno. Ritardi ingiustificati rispetto ad una società moderna che ancora oggi è costretta ad urlare parità. La richiesta presentata ai giudici genovesi è stata preceduta da un caso analogo ma con un epilogo diverso. Nel 2006 la Consulta, nel trattare un caso simile, fu di diverso avviso. In quell’occasione, pur definendo l’attribuzione automatica del cognome del papà un "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia", dichiarò inammissibile la questione sottolineando che spettava al legislatore trovare la strada risolutiva. Oggi qualcosa pero' è cambiato. Si inizia a dare olio al motore giuridico per procedere verso una norma definita. Si spera che le richieste in merito, in numero crescente, possano accelerare i tempi e far riaprire i cassetti dove da troppo tempo sono stati accantonati i provvedimenti legislativi.

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