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Povera Italia!

Le rubano anche il terreno

Lo scorso 29 novembre Alfonso Giorgio, esponente dell’Italia dei Valori di Pagani, ha inviato al suo Sindaco  una dura reprimenda su una presunta speculazione edilizia in arrivo nel territorio paganese.

Giorgio teme un’ulteriore crescita delle aree edificabili lamentando il fatto che già ora la cittadina è un’unica colata di cemento. 

A ciò si aggiunge la supposta disattenzione da parte dell’Amministrazione Comunale rispetto al bisogno abitativo delle famiglie meno abbienti. 

L’argomento è attuale e di vitale importanza per un Paese che perde terreno ed una regione, la Campania, che non è da meno.

QUANTO TERRENO SI PERDE

Secondo l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’Italia ha perso in media 55 ettari al giorno tra il 2008 e il 2013.

Nemmeno le aree protette sono state risparmiate, se è vero che in cinque anni 34.000 ettari sono stati destinati a qualche uso che ne ha comportato l’impermeabilizzazione. 

Negli anni cinquanta la superficie consumata, quindi non agricola e non naturale, ammontava al 2,7% del totale, mentre nel 2014 è arrivata a coprire il 7% del territorio con una perdita di 21.000 km quadrati in poco più di 60 anni, pari alla superficie di Basilicata ed Abruzzo messe insieme.

Il plotone dei consumatori di suolo è guidato dal settentrione d’Italia dove il Nord-Ovest primeggia avendo raggiunto nel 2013 l’8,4% di suolo consumato, con un incremento dell’1,2% negli ultimi cinque anni rispetto a un aumento dello 0,2% nel resto del Paese.

La nostra regione, la Campania, con valori superiori al 7% insegue da presso, ed insidia le posizioni di Puglia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte, che raggiungono valori fino al 9% di suolo consumato. 

Soltanto Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata e Sardegna  presentano un consumo di suolo stimato non superiore al 5%, mentre Lombardia e Veneto guidano la classifica generale superando il 10% di suolo consumato.

La regione che ha registrato il consumo di suolo più rapido dagli anni ‘50 a oggi è il Lazio che passa da 1,9% degli anni ‘50 a al 7,4% di superficie consumata nel 2013.

LE PROVINCE

Anche la classifica delle province è guidata da nordisti con Monza e Brianza che hanno consumato circa il 35% del proprio territorio 

Seguono Napoli e Milano, con valori tra il 25 e il 30%. 

Il meridione vince nella competizione tra i comuni piazzando nelle prime dieci posizioni ben 9 comuni  della provincia di Napoli.

Tra questi Casavatore che, con oltre l’85% di suolo consumato, detiene il primato indiscusso di comune più cementificato d’Italia. 

Il vero bersaglio del consumo di suolo in Italia sono i territori a destinazione agricola dove si concentra il 60% del nuovo consumo di suolo che ISPRA ha registrato tra il 2008 e il 2013. Solo il 22% del consumo ha interessato aree libere urbane, mentre allarma il 19% di suolo trasformato all’interno di aree naturali vegetate e non. 

CRESCE IL CEMENTO MA LA POPOLAZIONE DIMINUISCE

Il rapporto ISPRA mostra inoltre come nella storia del nostro Paese ci sia stata una 

forte antinomia tra andamenti demografici e conversione urbana dei suoli: le città sono cresciute anche in presenza di stabilizzazione della popolazione residente e, in alcuni casi, anche in presenza di decrescita. 

Lo dimostra il fatto che il suolo consumato pro-capite sia aumentato costantemente nei decenni: dai 167 metri quadrati del 1950 si passa ai 350 metri quadrati nel 2013.

Solo nel 2014 subisce un leggero calo, ma a causa di una momentanea crescita demografica dovuta principalmente alla componente migratoria. 

Per meglio analizzare la relazione tra andamento demografico e consumo, può essere ancora più utile osservare come si sia evoluto a livello nazionale il rapporto tra nuovo consumo di suolo e nuovi abitanti. 

A fronte di un andamento abbastanza simile negli anni, con valori tra i 900 e i 1.250 metri quadrati per ogni nuovo abitante, ISPRA registra un’impennata tra il 1989 e il 1998, con più di 9.000 metri quadrati di suolo consumato per ogni italiano in più. 

Ciò è dovuto a un brusco arresto della crescita demografica (solo 250.000 abitanti in più in un decennio), da una parte, e un consumo sempre più rapido di suolo, dall’altra. 

Si consuma suolo anche a fronte di cali demografici e lo si fa principalmente nelle aree di margine e nei territori suburbani.

Cresce, infatti, una forma di urbanizzazione diffusa e dispersa, il cosiddetto sprawl urbano: un modello insediativo caratterizzato da bassa densità ma da una irrimediabile alterazione del territorio e del paesaggio, con conseguenti scarsi livelli di servizi e di vivibilità.

LE REALTÀ LOCALI

Tutto quanto sin qui esposto ben si attaglia alla realtà locale, quella relativa alla urbanizzazione dell’Agro Nocerino-Sarnese.

Ormai l’intera valle del Sarno è divenuta un unico agglomerato urbano, senza soluzione di continuità e senza alcun criterio di sviluppo edilizio né per le attività produttive in generale, né per  gli insediamenti civili.

I servizi hanno seguito il caos che ha improntato la crescita dell’edilizia.

All’agricoltura è stata progressivamente sottratta sempre più materia prima essenziale, il terreno coltivabile,  ed ancora subisce rapine in occasione del varo dei P.U.C. da parte della politica locale.

Si preferisce autorizzare nuovi insediamenti, anche se in campagna, piuttosto che incentivare il recupero dei centri storici, il più delle volte lasciati ai topi ed agli sbandati.

Angri, Pagani, Scafati ed altre cittadine dell’Agro sono sullo stesso piano e condividono, ahimè, anche tribolazioni giudiziarie dei loro massimi esponenti politici.

Che abbia un significato?

Sembra quasi che l’interesse preminente degli Amministratori delle nostre cittadine sia esclusivamente quello personale, o comunque di parte, senza alcuna cura per la collettività.

Si spera non sia così.

LA LEGGE ED IL CONSUMO DI SUOLO

Nel nostro Paese la legislazione vigente sulla difesa del suolo, D.lgs. 152/06, è incentrata più sulla protezione del territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico  (ed anche qui ne abbiamo viste delle belle! n.d.r.) che sulla conservazione della risorsa suolo. 

Negli ultimi anni, tuttavia, si sono susseguite diverse nuove iniziative legislative. In particolare è in fase di discussione il disegno di legge in materia di Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato.

Il testo permetterebbe il consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui non ci sia alternativa al riuso delle aree già urbanizzate, riconoscendo l’obiettivo stabilito dall’Unione Europea, ossia di un consumo netto di suolo pari a zero da raggiungere entro il 2050 (se ancora ci sarà suolo libero! n.d.r.). 

Secondo il disegno di legge, il monitoraggio sulla riduzione del consumo di suolo e sull’attuazione della legge dovrebbe esser svolto avvalendosi dell’ISPRA e del Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell’economia agraria.

Di nuovo si spera di sbagliare, ma pare che per la genia politica italica non vi sia legge che tenga: quando vogliono combinano i loro affari ignorando leggi, calpestando diritti e fregandosene della collettività. 

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