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Ipocrisia e viltà

Evoluzione negativa della delinquenza

La massiccia ondata di violenza che ha colpito l’Italia sta producendo, al di là delle specifiche vicende, un effetto distruttivo su questa società già prostrata da problematiche gravissime. Il ladro di polli e di biancheria, talvolta simpatico per la sua astuzia popolana, è quasi  completamente scomparso trasformandosi in pericoloso rapinatore che non ha alcuna riserva ad uccidere. La lite tra coniugi diventa femminicidio, sintomo di dissoluzione dei valori affettivi e della fine dell’Istituto familiare. La contrapposizione tra giovani, una volta civile, diventa omicidio del singolo da parte del branco. Accanto a tutto questo si afferma il concetto della impunità nella estrema confusione normativa, causa ed effetto della incertezza della pena. Su questa situazione grava il compito della politica e della informazione le cui maggiori incombenze sono intente alla soluzione del gioco delle parti ed alla ricerca del consenso elettorale. Uno scontro tra fazioni lontano dalla reale emergenza. L’opinione pubblica, ormai sommersa dalla paura, reagisce con la rassegnazione ad una esistenza apatica e talvolta vile, dove ognuno rifugge nella omertà del terrore. L’episodio di Alatri è l’ultimo sintomo di questa vigliaccheria generalizzata: il giovane Emanuele lasciato alla mercè di quattro farabuttelli sotto gli occhi di decine di persone, senza che nessuno abbia avuto il coraggio civile di opporsi al massacro.

Chi sono questi delinquentucci, bulletti drogati di una periferia malata?

Oggi qualcuno si ricorda che il Mirò, il locale di Alatri incredibilmente associazione onlus, era il covo dell’alcolismo e della droga a pochi metri dalla casa comunale . E si organizza la solita fiaccolata, di prammatica in queste vicende, con la deposizione di fiori e la retorica falsa e demagogica di chi doveva intervenire e prevenire.

Siamo seri! guardiamoci negli occhi ed accettiamo soprattutto con onestà e sincerità le nostre responsabilità.

Tra quella gente siamo ognuno di noi perduti nella presunzione dell’ipocrito perbenismo, abbacinati dal carrierismo, affascinati dal compromesso e dal conformismo.
Mea culpa, se vogliamo rispettare le vittime.

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