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Discorsi letterecci

Da Pinelli a Valpreda di Marcello Del Bosco

Titolo: Da Pinelli a Valpreda

Autore: Marcello Del Bosco

Casa editrice: Editori riuniti

Anno di pubblicazione: 1972

Sarete stati forse troppo presi dalle decorazioni natalizie, dal presepio e dalle letterine da inviare a babbo Natale per notare il troppo frettoloso trascorrere del 12 Dicembre sul vostro calendario. E alla lettura di questo articolo starete forse ancora con la testa nella calza della befana per dar peso ai miei consigli letterecci; ma me è mio dovere provare a gridarvi ugualmente addosso lo sdegno e lo schifo che mi ha assalito ancora una volta nel giorno della ricorrenza di una delle più oscure, vomitevoli e raccapriccianti stragi della storia della repubblica italiana, mentre leggevo il testo di Marcello Del Bosco, Da Pinelli a Valpreda.
Il 12 Dicembre 1969, si inauguravano gli anni di piombo, morivano a piazza Fontana 17 persone, oltre 80 restavano ferite per l’esplosione di una bomba all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura; tre giorni dopo un anarchico, Giuseppe Pinelli. cadeva misteriosamente dalla finestra della questura di Milano; moriva sul colpo e continua a morire in attesa di una giustizia ancora latitante in questa misera Italia, incapace di fare i conti con un passato forse ancora troppo presente; Pietro Valpreda, anche lui, anarchico veniva imprigionato come principale sospettato nonostante la mancanza di indizi reali nei suoi confronti, costretto a sopportare la galera (per 110 giorni prima di essere assolto) e la gogna pubblica per mano di organi dell’informazione distratti almeno quanto le forze dell’ordine e la magistratura.
Il 12 Dicembre 1969 lo stato italiano si mostrava incapace di difendere i propri cittadini; le istituzioni, che quello stato avrebbero dovuto difendere e rappresentare, provarono di essere più votate all’obbedienza che alla giustizia, troppo impegnate nella ricerca di un capro espiatorio per andare alla ricerca della verità; troppo piegate agli interessi dei potenti per tutelare i comuni cittadini.
In questo libro c’è il racconto di quella assurda, drammatica e ripugnante pagina della nostra storia, ripercorsa attraverso titoli e stralci di articoli dei più noti quotidiani nazionali, ma anche attraverso i verbali della polizia, le dichiarazioni dei personaggi coinvolti nella vicenda, le lettere e i diari di Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda.
C’è il racconto di un modus operandi in cui l’ossequio verso il potere, spazza via l’obbedienza ad ogni ideale di giustizia e lealtà, un modo di operare sbagliato, ma ancora troppo adottato dai nostri organi di giustizia.

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